Di seguito, il commosso addio di Enrico Stinchelli, regista teatrale e conduttore radiofonico de La Barcaccia, all'amica Daniela Dessì.
....uno schianto, come essere travolti da un treno... sono qui davanti a questo schermo arido, gelido come non mai a cercare le parole, in mezzo a un turbine in cui dolori e pensieri, ricordi si mescolano come impazziti.
La morte di Daniela Dessì è qualcosa che va oltre ogni possibile descrizione perchè è la repentina, assurda, ingiusta scomparsa di una Grande Artista con la quale ho condiviso una marea di situazioni e dalla quale ho appreso tantissimo. Mai come adesso (e dire che ne ho vissute già tante di queste circostanze) avverto la profonda impotenza che caratterizza tutti noi che restiamo in questo teatrino definito “vita” : noi che perdiamo tempo in cazzate, a leggere soprattutto le cazzate altrui a cominciare dai burkini a finire con tutto ciò di cui a me e a noi non frega assolutamente nulla, perchè è bene ripeterlo , A NOI DEVE FREGARE SOLO CIO’ CHE CI INTERESSA DA VICINO, ciò che fa vivere in noi speranze, emozioni, sensazioni BELLE, esperienze BELLE.
Daniela si era votata a questo e questo ha fatto in tutta la Sua breve vita: ha offerto ARTE ai più alti livelli, ha distribuito emozione, ha fatto commuovere migliaia di persone con la sua Butterfly, la sua Tosca, la sua Mimì, la sua Desdemona, e chi più ne ha più ne metta perchè non mi va nemmeno di enumerare un’arida scaletta che chiunque può trovare in qualunque motore di ricerca.
Il mio personale motore di ricerca mi riporta a un viaggio in macchina, verso l’Hotel Excelsior a Roma dove Luigi Comencini la attendeva per un provino (film La Bohème, con J.Carreras). Era in compagnìa di sua zia, appassionatissima d’Opera e sua immancabile ombra, fin quando è vissuta.
Comencini , rude vegliardo di Salò, la vide e la apostrofò così: “ Bellissima! Sembra la Pampanini giovane ma non va bene per il cinema... ha il naso troppo grosso!”. Io restai impietrito e imbarazzato... noi dell’Opera siamo magari un pò più ipocriti ma meno diretti... e Lei subito di rimando: “Maestro... non si preoccupi: Le auguro di trovare una Mimì con il naso più piccolo e con la voce più grande della mia!”.
Stupenda risposta. Da allora l’inizio di una amicizia che è durata fino all’orrenda notizia di oggi ma che durerà per sempre.
Sento di dover aggiungere qualcosa ma soprattutto per dimostrare che questa grande Artista non ci ha lasciati. I normali frequentatori dei Teatri non scorderanno, si spera, le altezze sublimi del suo fraseggio, la tecnica irreprensibile, la bellezza e la nobiltà del timbro, esibiti in un vastissimo repertorio che ha sorpreso per la vastità e l’eterogeneità dei titoli.
Io non dimenticherò, oltre a queste doti, la sua simpatia, la sua garbata e pungente ironia, la sua semplicità e la sua pragmaticità. Si impara tanto quando si ha a che fare con i Grandi ma soprattutto si impara a essere umili.
Non si dava mai arie (e sì che Lei se lo sarebbe potuto permettere), non sparlava mai con acredine, mai un insulto, mai una volgarità, anche nelle occasioni peggiori sapeva destreggiarsi con l’eleganza della pantera.
Ricordo quando mi telefonò, irritata, per il trattamento ricevuto a Taormina da uno spregevole personaggio che ivi organizza spettacoli indecenti soltanto per il proprio tornaconto (e non ne mancano di questi tizi) , mi disse: “Sai... in questi casi inutile urlare o dare da matti... basta salire sul primo aereo e andarsene, prima che succeda di peggio durante le recite o dopo!”.
Giusto Daniela, così dovrebbero fare tutti! Con Lei ricordo solo risate e lacrime... Lachen und Weinen, come indica uno dei più bei Lieder di Schubert: risate a non finire quando abbandonò un party a New York dopo essere appena entrata, accolta dalla padrona di casa ubriaca fradicia... ”Grazie, OK, bye bye..thank you!....” ...e richiuse la porta, dopo essersi appena affacciata.
Risate durante l’Aida a Zurigo diretta da Harnoncourt, con una regìa ridicola e una acconciatura “rasta” grottesca: quando mi vide in prima fila scoppiò a ridere e quasi non riuscì più a cantare il concertato del secondo atto.
Pianti di commozione quando accarezzava il bambino di Butterfly durante le prove...come non ho mai visto fare a nessuno. I suoi pianissimi, la dolcezza del suo legato; il Suo carattere... che quando meno te lo aspettavi esplodeva in dure prese di posizione, sempre nel Giusto, come quando mise in riga Dradi che voleva obbligarLa a cantare il Falstaff all’Opera di Roma (“Zeffirelli mi ha offesa... se ne trovasse un’altra!”) o quando disse chiaro e tondo a Celletti che non aveva imparato a cantare con lui, in diretta radiofonica e con lui presente.
Donna tutta d’un pezzo, carina e cortese sì, ma mai ipocrita e lecchina. E poi le chiacchierate... sempre costruttive, sempre creative, sempre BELLE. Una volta a casa di Tito Schipa Junior, una serata interminabile con Fabio (Armiliato, ndr.) e Lei... argomenti che si accavallavano ma sempre seguendo quel filo coerente che accomuna le persone che parlano la stessa lingua.
Basta, mi accorgo che mi sto lasciando travolgere dai ricordi per non dover pensare al presente e a questa notizia che rifiuto, che non accetto. Si può non accettare la morte di una persona cara? Sì, si può, almeno questo. Volevi la Sua vita, Morte infame e ingiusta? Te la sei presa ma non ti prenderai il lascito umano e artistico che questa breve vita ha regalato al mondo. Non vali NIENTE Morte, perché a nulla vale morire.
Ciao Daniela, non finisce qui.