L'amministrazione Trump è agli sgoccioli del suo mandato che, fin dagli inizi, è stato caratterizzato dalla precisa volontà di sconfessare le precedenti scelte di Obama, affidandosi a scelte sia di politica interna che di politica estera, che preferivano più la linea dello scontro che quella dell'incontro. 

Alla fine del suo mandato, Trump ne ricalca gli inizi, aggiungendoci però il classico botto finale, come siamo abituati a vedere negli spettacoli dei fuochi d'artificio. 

Il 6 gennaio, per quanto riguarda la politica interna, abbiamo visto Trump incitare la folla di manifestanti da lui riuniti a Washington perché si recasse al Congresso per fare pressioni sulla seduta in corso che di lì a poco avrebbe sancito la vittoria di Biden. Sappiamo come è finita.

In politica estera, senza che le cronache ne diano sufficiente risalto, Trump si sta invece adoperando per avvelenare i pozzi all'amministrazione Biden.

Ecco un paio di decisioni prese nelle ultime ore da Trump.

Cuba è stata di nuovo riportata nella lista nera dei Paesi che supportano il terrorismo per il suo sostegno al Venezuela di Maduro.

Con questa decisione, ha dichiarato il segretario di Stato Pompeo, inviamo al regime di Castro un  messaggio per porre fine al suo sostegno al terrorismo internazionale e alla sovvertimento della giustizia degli Stati Uniti!

Nella lista nera, tra l'altro, sono stati inseriti anche gruppi che fanno capo ad Ansar Allah, che di fatto controllano lo Yemen settentrionale. In tal modo, l'amministrazione Trump impedisce a molti attori internazionali di lavorare nello Yemen settentrionale per paura di violare la legge degli Stati Uniti con le relative ritorsioni, causando una conseguente carenza di cibo, carburante e medicinali essenziali.

Quella regione è in gran parte dipendente dagli aiuti internazionali a causa di una guerra che si protrae da anni e a farne le spese potrebbero essere decine di migliaia di persone che sono a rischio carestia.

"Gli attori umanitari da settimane avvertono che le conseguenze di questa decisione potrebbero essere catastrofiche per moltissimi bambini e per le loro famiglie che in Yemen sopravvivono a malapena", ha detto Janti Soeripto, Presidente e CEO di Save the Children. "Se da un lato accogliamo con favore la decisione degli Stati Uniti di escludere dalle sanzioni alcune azioni umanitarie e alcuni beni commerciali critici come cibo e medicine, deve immediatamente essere chiarito come funzioneranno nella pratica queste esenzioni. E nonostante queste esenzioni, è necessario sottolineare che queste sanzioni potrebbero ancora creare gravi interruzioni per l'economia dello Yemen, che è già prossima al collasso, mettendo in pericolo molte famiglie vulnerabili.Quasi dieci anni fa, il mondo ha assistito con orrore alla carestia in Somalia che ha causato più di 250.000 vittime. Quella carestia è stata aggravata dai ritardi negli aiuti derivanti dallo stesso tipo di politiche che non sono riuscite a dare la priorità ai bisogni umanitari. Dovremmo imparare dalla storia e non condannare i bambini yemeniti e le loro famiglie alla stessa sorte", ha concluso Soeripto.

Difficile però che riesca a capirlo uno come Trump che era riuscito persino a pretendere di voler mettere in atto in Cisgiordania una provocazione che peggiorava le condizioni di vita dei palestinesi, definita sarcasticamente "piano del secolo".