Trump intensifica la sua guerra commerciale: annunciati dazi del 104% sulle importazioni dalla Cina

Mentre i mercati finanziari tentano di riprendersi dallo shock dell'ultima settimana, l’amministrazione Trump si appresta a intensificare la sua offensiva commerciale, imponendo a partire da mercoledì dazi personalizzati sulle importazioni di alcuni dei maggiori partner economici degli Stati Uniti. Nonostante gli appelli alla moderazione e le minacce di ritorsioni, il presidente americano rimane fermo sulle proprie decisioni , sostenendo che "molti paesi" sono pronti a negoziare accordi vantaggiosi per Washington.
Le nuove tariffe, annunciate dopo l’introduzione di un dazio base del 10% su tutte le importazioni globali la scorsa settimana, colpiscono in modo mirato: 20% sui paesi membri dell’Unione Europea, 26% sull’India, fino ar arrivare al 49% sulla Cambogia.
Ma è la Cina il paese più colpito: con un’imposta aggiuntiva del 50% sulle esportazioni, confermata oggi dalla portavoce della Casa Bianca come risposta ai dazi di pari importo a quelli USA annunciati da Pechino, il totale dei <dazi doganali raggiungeà il 104%, sommando le precedenti aliquote (20+34+50).
La formula utilizzata per calcolare queste tariffe, basata sul rapporto tra deficit commerciale e il doppio del valore delle importazioni, è stata criticata dagli economisti per la sua arbitrarietà e per la potenziale distorsione del mercato.
Pechino ha risposto con una dura condanna, definendo le azioni di Trump una "palese estorsione" in una nota dell’agenzia di stampa statale Xinhua. La Cina ha anche riecheggiato un discorso del 1987 di Ronald Reagan, condiviso dal ministero degli Esteri, in cui l’ex presidente repubblicano metteva in guardia contro i rischi delle ritorsioni tariffarie.
Anche all’interno degli Stati Uniti, la politica tariffaria divide. Il miliardario Elon Musk e influenti conservatori come Leonard Leo e Charles Koch hanno esortato Trump a riconsiderare le sue scelte. Nonostante ciò, la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha ribadito la determinazione del presidente: "Trump ha una spina dorsale d’acciaio".
Lo stesso Trump, oscillando tra minacce e aperture, ha lasciato intendere che le tariffe potrebbero essere sia "permanenti" che uno strumento negoziale. Martedì ha citato trattative con la Corea del Sud.
Dopo l'annuncio, di Karoline Leavitt di un ulteriore aggravio dei dazi sulle importazioni dalla Cina, le quotazioni di Apple (e non solo) hanno subito un nuovo scossone (in negativo). Infatti, il colosso di Cupertino produce e assembla in Cina la quasi totalità degli iPhone: nessuna azienda tecnologica statunitense subisce un impatto negativo da questi dazi più di Apple.