Nella giornata di venerdì, l'incontro per "La Protezione dei Minori nella Chiesa", aveva in programma le relazioni del cardinale Oswald Gracias, quella del cardinale Blase Joseph Cupich, arcivescovo di Chicago e membro del Comitato organizzativo e. per ultima, la relazione della dott.ssa Linda Ghisoni.

Prima dell'inizio dei lavori, ai partecipanti è stato consegnato l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite per la lotta contro la violenza sui bambini, titolato "Toward a world free from violence. Global survey on violence against children", insieme al rapporto Unicef 2017 "A familiar face".


Aprendo la seconda giornata con il suo intervento, il cardinale Gracias ha indicato la necessità di una Chiesa collegiale per vincere la piaga degli abusi, indicando la necessità di un'ottica onesta sul problema, basata su discernimenti rigorosi e su azioni che evitino il ripetersi degli abusi, senza mai minimizzare i danni che possono aver arrecato alle vittime.

È quanto ha ribadito anche il cardinale Cupich: la Chiesa sia "madre amorevole per le vittime di abusi", in modo che ogni provvedimento vada ancorato al dolore di chi è stato violato e dei suoi familiari.

E guardando a questo fine devono essere formate le nuove strutture di accountability, il cosiddetto dover rendere conto, dedicate all'ascolto delle vittime, anche con l'ausilio di testimoni laici, senza dimenticare collegialità nelle decisioni e accompagnamento.


Lo stesso Cupich, nel briefing odierno sull'incontro moderato dal direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede, non ha "dimenticato" di parlare del caso McCarrick, definendolo "un momento molto triste e vergognoso nella nostra storia".

Era presente anche il cardinale Patrick O’Malley, arcivescovo di Boston e presidente della Commissione per la tutela dei minori, oltre che membro del Consiglio dei cardinali, che ha dichiarato ai giornalisti presenti: "È stato un momento molto triste per tutti noi. Abbiamo degli obblighi reciproci tra di noi, spero che chiunque venga a conoscenza di questo tipo di comportamenti informi la Santa Sede, nessuno deve far finta di non vedere o insabbiare. Dobbiamo essere in grado di affrontare i nostri peccati, e non farli scomparire".


Anche nella relazione di chiusura di Linda Ghisoni, si è parlato della necessità di una "corresponsabilità" tra vescovi e laici, creando commissioni consultive indipendenti e rivedendo anche la normativa del segreto pontificio, "in modo che esso tuteli i valori che intende proteggere, ossia la dignità delle persone coinvolte, la buona fama di ciascuno, il bene della Chiesa, ma nello stesso tempo consenta lo sviluppo di un clima di maggiore trasparenza e fiducia, evitando l’idea che il segreto venga utilizzato per nascondere problemi anziché per proteggere i beni in gioco".