Politica

Ma Renzi e Calenda... ci sono o ci fanno?

La domanda posta dome titolo dell'articolo è conseguente a due dichiarazioni di giornata di Matteo Renzi e Carlo Calenda.

Questo è quanto ha detto il senatore di Rignano, il manovratore, il burattinaio delle sorti del Paese... nella sua ultima enews del 6 dicembre:

"... Ovviamente rimane centrale, invece, il tema del posizionamento per tutte le forze politiche oggi forzatamente insieme nell’esperienza del governo di unità nazionale. Io ribadisco ciò che ho detto alla Leopolda: noi siamo orgogliosamente diversi dai sovranisti (Meloni e Salvini) e dai populisti (Conte e Taverna). Pertanto, chi vuole allearsi con Meloni o Conte faccia pure. ma senza di noi. Per essere più chiari: se nel collegio Roma 1 il Pd mette in campo una candidatura riformista, noi ci siamo. Se il Pd candida Conte, la candidatura riformista noi la troveremo in ogni caso ma non sarà Giuseppe Conte. Perché il Pd può fare quello che crede, ma regalare il seggio sicuro (a quel punto forse non più sicuro?) al premier del sovranismo, all’uomo che ha firmato i Decreti Salvini, all’avvocato che non vedeva differenza tra giustizialismo e garantismo significherebbe subalternità totale. È un seggio parlamentare, non è un banco a rotelle! Se davvero sarà Conte il candidato del Pd, ci attende una bellissima campagna elettorale nel collegio di Roma Centro".

Non gli è da meno il parlamentare europeo, leader di Azione, ex baby attore, Carlo Calenda, che sulla stessa possibilità si è espresso così dal proprio account Twitter:

È incredibile il livello di sottomissione del @pdnetwork al @Mov5Stelle. Incredibile. Non esiste alcun Ulivo 2.0 ma semplicemente un patto di potere tra due classi dirigenti prive di coraggio, spinta ideale e coerenza. Contrasteremo questa scelta.Perché il PD e Enrico Letta non hanno alcuna intenzione di trovare intese neanche in un collegio dove noi siamo la prima lista con il 31%. Da settimane chiedo un confronto senza pregiudiziali. Nessuna risposta. Quello che gli interessa sono sempre e solo i 5S. Peccato.I 5S hanno devastato Roma, paralizzandola per cinque anni e mortificandola in tutti i modi. Non esiste, ma proprio non esiste, cedergli un collegio dove hanno fatto uno scempio. Basta 5S. #RomaSulSerio

I due politici commentano le ipotesi di  alcuni quotidiani sul fatto che il Pd avrebbe deciso di appoggiare Giuseppe Conte a candidarsi nelle suppletive per il Collegio di Roma centro dove gli elettori saranno chiamati ad eleggere il sostituto di Gualtieri, eletto sindaco di Roma. 

I vertici del Pd, secondo tali ipotesi, vorrebbero convincere Conte a candidarsi nell'ex collegio di Gualtieri per cementare l'alleanza con il Movimento 5 Stelle. Conte ci starebbe pensando, ma non avrebbe deciso.

Una notizia verosimile, ma che non ha alcun crisma di ufficialità con i protagonisti che non si sono espressi in alcun modo al riguardo. Nonostante ciò, quasi in tempo reale, Renzi e Calenda si sono scagliati contro tale eventualità.

La domanda che sorge spontanea è il perché Renzi e Calenda si preoccupino di cosa debbano o non debbano fare Pd e M5S.

Renzi e Calenda intascano ogni mese circa 15mila euro dopo essere stati eletti in Parlamento (in Italia e in Europa) nelle liste del Pd. Entrambi hanno poi deciso di lasciare i dem fondando un proprio partito: Italia Viva e Azione. Nonostante ciò, entrambi si sono dimenticati di dimettersi dai propri incarichi parlamentari, continuando a pontificare urbi et orbi sulle politiche e sulle alleanze del Partito Democratico... oltre ad intascare il lauto mensile.

Ma perché Renzi e Calenda devono sentirsi in diritto di dire al Pd che cosa fare o non fare, con chi allearsi, chi appoggiare o quant'altro... dopo esserne usciti?  Sono da tempo fuori da quel partito, ma pretendono comunque di indirizzarne le scelte! 

Per questo è logico chiedersi se ci sono o ci fanno.

Nel caso della seconda ipotesi, anche se la prima a questo punto non è completamente da scartare, è da capirne la finalità. Entrambi i partiti, ben che vada, rappresentano il 5% dell'elettorato italiano e pretendono di essere l'ago della bilancia del Paese. A parte il mantenimento di un seggio con il relativo stipendio, a che cosa mirano? Ad un Italia liberista, iperliberista, diversamente socialista? Avranno un'idea, uno scopo, un programma da proporre? 

Ma perché non si limitano a quello, propagandandolo come migliore, invece di preoccuparsi di programmi e alleanze degli altri partiti? Ma perché non pensano esclusivamente ai c...asi loro? Se almeno lo spiegassero...

Autore Gino Tarocci
Categoria Politica
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