Nei due giorni in cui Meloni si è recata in Parlamento per illustrare la posizione del suo Governo sui temi che verranno discussi nel Consiglio Ue che si svolgerà a Bruxelles, due sono gli aspetti che stonano. 

Il primo riguarda l'accento posto dalla premier sui vari punti dell'agenda. In base al tempo da lei dedicato al problema delle migrazioni, parrebbe quello il tema principale su cui verte il prossimo vertice dei capi di Stato dell'Ue... ma così non è. La questione migranti è solo marginale nell'agenda stilata da Michel e da lui inviata ai Paesi membri.

L'altro aspetto riguarda forma e contenuti con cui Meloni si è rivolta ai parlamentari delle opposizioni... come se fosse in piazza durante un comizio. Una roba del genere non si era mai vista in una occasione simile, non solo perché irrituale, ma soprattutto perché inutile... specialmente quando il governo è sostenuto da una maggioranza bulgara, come quello attuale. 

Ma forse, tutto questo si spiega proprio con un problema nella maggioranza, in particolare con la Lega, sull'appoggio all'Ucraina.

Ieri, la dichiarazione di voto di Romeo, capogruppo della Lega al Senato, sul tema poteva essere tranquillamente formulato da una delle opposizioni.

Oggi, il leghista Alessandro Giglio Vigna, in dichiarazione di voto alla Camera, ha parlato di Ucraina per introdurre il tema energia, liquidando il sostegno a Kiev con queste sole parole:

"Iniziamo con il dire e ripetere, ancora una volta, solidarietà al popolo ucraino, condanna all'aggressione russa e tutti gli sforzi necessari per ristabilire la legalità internazionale alle porte dell'Europa e in quella parte di mondo. Proprio gli effetti della guerra impongono la necessità di diversificare le fonti e le rotte di approvvigionamento energetico. ..."

Tutto qui? Ma la lettera d'invito del presidente Charles Michel ai membri del Consiglio europeo dice...

"... Nella riunione che seguirà discuteremo in primo luogo dell'Ucraina. All'inizio della riunione si unirà a noi, in videoconferenza, il presidente Zelenskyy. Ribadiremo, come sempre, il nostro risoluto impegno a prestare assistenza all'Ucraina. Ciò comprende il proseguimento dei lavori relativi all'accertamento delle responsabilità e all'utilizzo dei beni russi congelati, nonché il compattamento della comunità globale a sostegno dell'ordine internazionale basato su regole.È importante rilevare che, dalla nostra ultima riunione di febbraio, ci stiamo adoperando per aumentare con urgenza la nostra produzione di munizioni e la loro consegna all'Ucraina. Il nostro obiettivo è fornire all'Ucraina un milione di munizioni entro i prossimi 12 mesi e garantire finanziamenti adeguati. A tal fine dovremo adottare misure finalizzate a potenziare la capacità produttiva dell'industria europea della difesa".

E la Lega, alla Camera, non è entrata nel merito degli "sforzi necessari" che il Paese dovrebbe sostenere, con la Meloni che - comunque e brevemente - ha detto che impegnerà l'Italia nel supportare Kiev senza se e senza ma anche in relazione agli armamenti, senza indicare limiti di sorta.

È una dimenticanza macroscopica, quella leghista, che indica - almeno su questo tema - una frattura nella maggioranza che la premier ha cercato di nascondere alzando il polverone delle polemiche su fatti marginali a cui i media, miopi e/o compiacenti, hanno dato - come loro solito - ampio spazio.