Ai miei fratelli, ho provato a sopravvivere ma ho fallito. Ai miei amici, l'esperienza è stata dura e io ero troppo debole per lottare. Al mondo, sei stato davvero crudele, ma io ti perdono”.

Questa la commovente lettera di addio di Sarah Hegazi, attivista LGBT+ di origine egiziana arrestata al Cairo nel 2017 per aver sventolato una bandiera arcobaleno durante il concerto del gruppo libanese Hashrou Leila (Banda LGBT+, il cui cantante è apertamente gay).

Sarah trascorse due mesi nelle carceri egiziane dove fu sottoposta a torture fisiche e psicologiche e violenze, anche sessuali. Tutto perché lesbica, in una nazione omofoba.

Una volta rilasciata su cauzione, Sarah Hegazi chiese protezione internazionale al Canada dove si trasferì, continuando la sua battaglia in favore della comunità LGBT+.

Ma il peso di quanto subito è stato insopportabile ed ha avuto il sopravvento sulla libertà, portando Sarah alla tragica decisione di togliersi la vita.