"Zecca tedesca, complice di scafisti e trafficanti, fuorilegge, delinquente..."

Queste alcune delle esternazioni pronunciate da Matteo Salvini nei confronti di Carola Rackete, da lui accusata anche di essere responsabile di un tentato omicidio in quanto avrebbe tentato di "ammazzare cinque militari italiani". 

A seguito di ciò, l'allora capitana della Sea Watch nel luglio 2019, tramite il suo legale, denunciò Salvini perché le sue esternazioni sul caso Sea Watch, "lungi dall'essere manifestazioni di un legittimo diritto di critica", erano invece state "aggressioni gratuite e diffamatorie ...  con toni minacciosi diretti e indiretti". 

Il caso è finito in giudizio. Alla prima udienza del 9 giugno 2022 presso il Tribunale di Milano, la difesa di Salvini ha chiesto però la non punibilità per il proprio assistito ai sensi dell'articolo 68 della Costituzione, in ragione del suo status di senatore e di ministro degli Interni (incarico ricoperto all'epoca dei fatti), invocando l'assoluzione o in alternativa la sospensione del processo e la trasmissione degli atti al Senato perché fosse quella camera a decidere sulla procedibilità o meno. Il Tribunale ha deciso per la seconda possibilità.

Quest'oggi, la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari si è riunita per esprimersi sulla "richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del senatore Matteo Salvini".

Che cosa ha deciso? Nulla, perché sarà l'aula del Senato ad esprimersi. Però, ha espresso il proprio parere, negando la richiesta di autorizzazione con 10 voti a favore, 3 contrari (2 del Pd e uno del M5s) e due astenuti (Ivan Scalfarotto di Italia viva e Ilaria Cucchi di Avs).

Un esito quasi scontato di cui non c'è da stupirsi.

C'è però una considerazione da fare che lascia invece ancor più perplessi... molto.

Nel novembre del 2019, Salvini scriveva "faremo un po' di beneficenza coi soldi di chi insulta" come commento alla notizia della condanna per diffamazione di don Giorgio De Capitani, parroco di Baranzate, per aver pronunciato nei suoi confronti, per il suo modo di fare politica, espressioni del tipo "bisogna sparargli" o "è un pezzo di m…".

Poi, nel novembre del 2022, sempre Salvini commentava un virgolettato di Roberto Saviano ("Giusto dire bastardi a Salvini e Meloni") con queste parole:

"Compagno Saviano, altro insulto, altra querela!"

Che cosa ci insegna tutto questo?

Che Salvini ritiene di poter insultare chiunque, liberamente e impunemente, approfittando della carica di Senatore e della complicità dei suoi "colleghi" di maggioranza e opposizione.

Questo è normale? Questo è opportuno? Questo è giusto? 

Chi vota gente di "tale spessore" dovrebbe chiederselo.