Un promemoria del tanto celebrato rigore che ha caratterizzato fino a poco tempo fa la politica dell'Unione europea, lo riassume un'inchiesta dell'Agenzia Sir che, con l'aiuto della locale Caritas, riassume la situazione della Grecia che il prossimo 20 agosto uscirà dal programma di aiuti della Troika, iniziato nel maggio del 2010.
Dopo i quasi 300 miliardi di euro prestati da Ue, Fmi e Bce in cambio di pacchetti di riforme e tagli che hanno colpito indiscriminatamente economia e società greca, il Paese che rimane, a parte le esaltazioni di facciata di chi ha imposto questo piano e della politica greca che spera di poter far credere che i sacrifici siano serviti a qualcosa, è ridotto quasi alla disperazione.
Chi ha lavorato non può dire di essere al sicuro dopo 16 tagli alle pensioni. I giovani che un lavoro riescono a trovarlo vengono pagati 400 euro al mese, spesso in nero, per lavorare anche fino a 12 ore al giorno, mentre i più cercano di andarsene. Dal 2010 ne sono emigrati dalla Grecia oltre 500mila e non è certo finita, dato che la disoccupazione giovanile supera il 40%. Ma se i giovani vanno via, la Grecia come potrà rinnovarsi e riprendere a crescere?
Il sistema sanitario non offre più cure adeguate se non a pagamento, gli stipendi sono stati decurtati, le tasse sono oltre il 60%, la gente è preoccupata perché non riesce a pagare le bollette...
Ad Atene, la mensa della Caritas serve oltre 500 pasti, più altri 100 per i bambini.
Ma anche sul fronte migranti la Grecia dall'Europa ha ricevuto solo promesse. A Lesbo, Chio, Samo, Kos, dove sono stati collocati gli hotspots per la registrazione degli arrivi, sono bloccati 13mila dei circa 50mila migranti e richiedenti asilo in Grecia, secondo l'Oim.
Questo è il quadro del Paese, eppure sono in molti che sventolano come un successo la previsione di crescita del Pil greco, nel 2018, oltre il 2%, arrivando al 2,3% nel 2019... ma la disoccupazione, e solo nel 2019, scenderà sotto il muro del 20%...
Un gran bel risultato, non c'è che dire.