L’orizzonte non si vede. C’è come della nebbia. Innaturale, sintetica, formata da viziati comfort e caos di parole che si contendono gli avvenimenti. E questi lottano per diventare d’ora in ora i protagonisti. Ma vogliono i riflettori puntati a turno, giusto per il giro di passarella. E poi tocca all’altro. E poi di nuovo, a ciclo continuo, daccapo, per rendere quell’orizzonte sempre più torbido.
Di cosa parliamo oggi? Cosa ci impedisce di osservare il profilo che rende netto il confine tra cielo, terra e mare?
La guerra, anzi: le guerre. Ma ce n’è una più importante di tutte. Parliamo di quella? No. Facciamola passare un momento oltre. Puntiamo i riflettori sul ministro Valditara, sulla lettera della preside del liceo di Firenze, sugli scontri che sono avvenuti. Abbiamo davvero rigurgiti di fascismo? Parliamone, schieriamoci.
Dissi in proposito a un tizio, proprio oggi, che auspicava la rimozione della preside, perché così il “caso” si sarebbe chiuso.
«In realtà il caso si aprirebbe. Un eventuale fascista - che comunque ne potrebbe essere solo l'imitazione farsesca - non auspicherebbe mai che si possa aprire un caso. L'ultima volta è finita come ben racconta la storia, ed erano tempi in cui non si conoscevano e apprezzavano taluni diritti odierni. S'immagini, dunque, come finirebbe oggi che quei diritti sono consacrati. Logica suggerisce che è addirittura più conveniente che il caso si aprisse sul serio (chiudendolo, come lei auspica), sicché i sentimenti antifascisti culminino. E la "fiamma" (rectius: fiammella farsesca) trovi finalmente pace tra gli ultimi effluvi del copioso fumo che già la contraddistingue».
Bazzecole, allora?. No, possiamo scendere in piazza e reclamare le dimissioni di chi minaccia la rimozione di presidi vari. Comunque c’è dell’altro. C’è molto di più. C’è la povertà di milioni di persone in Italia, e figuriamoci nel mondo. Non si arriva a fine mese, ed è già privilegiato chi ha questo problema rispetto a chi non riesce a partire nemmeno dall’inizio del mese. Si, questo è senz’altro l’argomento più importante.
Perfetto. E mettiamoci anche l’ignoranza e l’analfabetismo che impediscono di comprendere tutte le sciocchezze che sta compiendo l’attuale governo. Cominciamo.
Uhm, forse il prossimo sulla passerella è ancora più interessante. Perché si chiama distrazione. Sta narrando queste situazioni di destra e sinistra estreme che devono riprendere a lottare. Tra i ragazzini, magari. Ma non esistono più gli ideali, non lo sanno? Chi governa si sottomette semplicemente al potere delle lobby capitalistiche. Poi, d’accordo, rigurgita qualche ideologia per darsi un tono. Ma davvero: è solo distrazione!
Allora l’argomento è forse l’economia in crisi? Facciamo quadrare anche il discorso della povertà che è passato proprio poco fa in passerella. Così almeno ci focalizziamo su qualcosa di prioritario.
E come lo risolviamo il problema dell’economia folle, stando a casa senza andare a votare? C’era chi aveva delle timide idee, ma non è stato ascoltato. E c’è anche la possibilità di scendere in piazza e protestare compostamente - Renato Zero in questi giorni diceva: «Noi lo facevamo per molto meno» - disobbedire civilmente, in massa. Ci sono mille modi, ma non si fa niente! Quindi inutile parlare anche di questo.
Perfetto, abbiamo trovato la questione principale: l’indolente e rassegnata apatia dei cittadini. Parliamo di questo.
No! Questa è solo l’ultima dei protagonisti in passerella. Poi si ricomincia semplicemente daccapo. Non serve a niente stazionare sulla questione, perché è ovvio discuterne non appena si finisce di avvilirsi su tutti i colleghi passati prima di lei. Come se fosse solo la causa. Invece è causa e conseguenza allo stesso tempo. E dunque diventa solo uno sfogo: dobbiamo fare, ma non facciamo; ma se facciamo, tanto non funziona. Niente funziona. Eh, già! E il discorso si chiude.
E allora che si fa?
Prendiamo un buon libro (fisico, digitale, audio) e vediamo cosa ci racconta. Tutto quello che succede è già accaduto decine di volte nella storia, o è pressappoco simile. Sono questioni già affrontate e risolte. Lo sappiamo solo per sentito dire o per qualche vecchio ricordo scolastico e superficiale. Ma non fino in fondo per come si deve, perché non si legge.
Se non si legge non si capisce e le cose accadono di nuovo. Diventano delle farse, come ricordava giustamente Karl Marx «La Storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa». E su quel “due volte” bisogna anche anteporre un “almeno”, questa è la lettura corretta che Marx, nel suo “Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte”, peraltro ispirava ad un concetto già espresso da Hegel.
La storia, la filosofia, la psicologia, i grandi leader morali, costituiscono le istruzioni non tanto per individuare nitidamente il profilo dell’orizzonte, ma per determinare tutte quelle particelle di nebbia fastidiose che impediscono di osservarlo. Dobbiamo solo consultare i libri. E sapremo ciò di cui è necessario parlare, le priorità, e quello che si deve fare. Siamo piuttosto fortunati ad avere questi preziosissimi manuali. Chi li ha scritti ci ha spesso rimesso la vita. Onoriamoli!
Per farlo, dobbiamo superare una piccola difficoltà.
Tutti i giorni, dopo aver perso interesse nella passerella di notizie e avvenimenti, in stile gossip o per manifestare agli altri la propria granitica verità, si arriva finalmente alla vita vera: calcio, playstation, cinema, karaoke, computer, grande fratello, social, serie tv, apps, isola dei famosi, musica, e mille altre distrazioni che le comodità moderne offrono bene o male a tutti. Magari manca cibo a sufficienza, ma uno smartphone in mano con Asphalt 9, Mario Kart, Apex Legends, Call of Duty, e così via, è sempre lì disponibile per questa “vita vera”.
Sono senz’altro bei tempi. Magari ne abusiamo, eh?! Diventano vizi, tutto qui. Per i nostri nonni sarebbe stato lo stesso, ma forse (e per fortuna?) loro tornavano da lavori abbastanza duri e avevano a disposizione solo la cena, la carta, la penna, la conversazione e, appunto, i libri. Così era senz’altro più facile trovare il tempo di confrontarsi e leggere quei manuali che spiegano quello che accade. Poi conversando si organizzavano e cambiavano le cose.
Questa è la piccola difficoltà: trovare l’equilibrio tra queste due epoche. E poi fare il resto.