«Senza unità perdiamo noi, senza discontinuità perde tutto il Paese». Così recita uno degli slogan con cui Giuliano Pisapia cerca di unire il centrosinistra in vista delle prossime elezioni politiche.

Una missione, almeno per quanto riguarda i contenuti, che definire impossibile è dir poco. Da una parte, infatti, vi è il partito di Renzi che vuol replicare l'esperienza di Blair in Gran Bretagna: far licenziare ad un governo che si definisce socialista dei provvedimenti che avrebbe potuto fare solo un governo guidato da conservatori. Dalla parte opposta, vi è il movimento Articolo Uno - Mdp, di cui è portavoce Roberto Speranza, che - come testimonia un'intervista rilasciata a La Stampa - si propone l'esatto contrario: «Noi vogliamo costruire una nuova forza progressista, che non è la riedizione del passato. Sulla scia di Jeremy Corbyn, Bernie Sanders, il francese Jean-Luc Melenchon. La nostra ambizione è riportare alle urne milioni di cittadini che non credono più nella sinistra che hanno visto in azione».

Sinceramente, come sia possibile conciliare le due posizioni è inimmaginabile. Però, tanta deve essere la disperazione di Matteo Renzi in questo momento - visti i risultati dei sondaggi che, nonostante il treno o forse a causa del treno, vedono il Pd in caduta libera - che ieri è pure andato a chiedere aiuto a Romano Prodi perché si adoperasse a riunire il centrosinistra. L'odiato Prodi, quello che i renziani del Pd non hanno voluto presidente della Repubblica (insieme ai dalemiani), adesso è diventato l'ultima spiaggia per Renzi.

E deve esser stato con un certa perfidia che dall' "ufficio stampa" di Prodi è stato fatto trapelare che "prima di partire per gli Stati Uniti, il Presidente ha avuto un lungo e cordiale colloquio con Matteo Renzi", aggiungendo anche che "la preoccupazione del Presidente Prodi è allargare e tenere insieme un campo largo di centrosinistra. Questa è stata la prospettiva e il senso degli incontri che in questi giorni si sono svolti tra il Presidente e Piero Fassino, Giuliano Pisapia e con altri interlocutori del centrosinistra". A scanso di equivoci, il comunicato esclude la possibilità che, direttamente o indirettamente tramite una lista a lui intestata, Prodi partecipi alle prossime politiche.

Giuliano Pisapia, come un ragazzino al suo primo appuntamento, è subito entrato in fibrillazione ed è pronto a dare la propria disponibilità ad un'alleanza, purché nella manovra di bilancio si dia un segnale di discontinuità. In questo senso - sempre nell'intervista citata in precedenza - è stato molto più concreto, e poco ottimista, Roberto Speranza: «Noi abbiamo posto delle questioni reali in modo pubblico, senza trattare al chiuso di una stanza. Sull’articolo 18 chiediamo la reintegra per i licenziamenti collettivi e di reintrodurre la facoltà del giudice di valutare il tipo di condotta che ha portato al licenziamento disciplinare. Se un lavoratore di un supermarket è arrivato per alcuni giorni in ritardo è un caso diverso dal dipendente che sia stato trovato a rubare dalla cassa. Oggi il reintegro è impossibile in entrambi i casi. E’ una grave ingiustizia. Ricordo che la nostra posizione sui licenziamenti collettivi, nel 2014, era stata votata in commissione con il sostegno del Pd, prima che Renzi da palazzo Chigi decidesse diversamente.»

E quale è stata la risposta di Fassino sui cambiamenti che il Pd sarebbe disposto a fare nella legge di bilancio? Del tutto generica. E che non vadano certo nel senso che la sinistra vorrebbe - la sinistra vera o quella che comunque non arriverebbe mai neppure a pensare di proporre leggi simili a quelle licenziate da Renzi - lo dimostra il nodo pensioni su cui la Cgil ormai sembra rassegnata a dover andare allo scontro con il Governo.

Infine, perché tanta fatica e tanta ipocrisia nel voler cercare di unire la sinistra quando il Pd di Renzi ha ampiamente dimostrato che della sinistra, in relazione ai contenuti e agli ideali che dovrebbe supportare, è completamente indifferente, se non addirittura ostile?

Non far vincere l'alleanza di destra, non far vincere il Movimento 5 stelle, non far vincere il populismo sarebbe la "colla" per mantenere insieme una coalizione? Ma per favore... Le coalizioni, quelle serie e durature, si fanno sui contenuti le cui fondamenta poggiano su degli ideali comuni. I contenuti e le fondamenta di Renzi sorgono in un altro terreno rispetto a quello della sinistra ed è così distante e così diverso che qualsiasi costruzione che si volesse avviare congiuntamente sarebbe instabile, fin dall'inizio. Questa è la realtà, anche se Prodi, Pisapia, Fassino e chiunque altro pensi ad un'alleanza fanno finta di non vedere.