La regione Lazio ha pubblicato sul proprio Bollettino ufficiale per la riduzione del numero dei cinghiali approvato lo scorso 14 giugno, dando così il via gli abbattimenti, secondo un provvedimento voluto, come esso stesso recita, "nelle more del parere dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra)", utilizzando però - come fa notare l'Oipa (Organizzazione internazionale protezione animali) - due tecniche di caccia che sono contrarie alle indicazioni dell'Ispra per la lotta alla peste suina.

Le tecniche di “prelievo” previste, che si attueranno anche in aree protette, sono:

  • il tiro selettivo, anche notturno, con carabina e ottica di puntamento;
  • la girata, con l'utilizzo di cane limiere abilitato ed un numero massimo di 15 partecipanti;
  • la cattura con gabbie o recinti di cattura.

L'Ispra nelle sue indicazioni afferma che è importante sospendere qualsiasi tipo di attività venatoria nella zona infetta da Peste suina africana poiché si tratta di

“attività che comportano un duplice rischio: la movimentazione di cinghiali potenzialmente infetti sul territorio e la diffusione involontaria del virus attraverso calzature, indumenti, attrezzature e veicoli”.

È evidente che un cinghiale malato nel mirino dei cacciatori, che effettueranno battute anche di notte, fuggirà allarmando i suoi simili. La conseguenza sarà quella di una maggiore dispersione del virus, osserva l'Oipa.

I Piani regionali sono adottati previo parere dell'Ispra e del Centro di referenza nazionale per la peste suina (Cerep) ma, si legge nel Piano, “l'attuale situazione epidemiologica impone l'immediata adozione di tale Piano, nelle more del parere dell'Ispra e del Cerep” stessi e che “eventuali modifiche tecniche al piano possano essere effettuate con provvedimento dirigenziale, comprese quelle che si dovessero rendere necessarie sulla base del parere di Ispra e Cerep”.
L'Oipa ribadisce la sua contrarietà a un provvedimento emanato contro il pensiero della scienza, considerato che anche un parere degli esperti dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) afferma: “La caccia non è uno strumento efficace per ridurre le dimensioni della popolazione di cinghiali selvatici in Europa”.