Chiara Ferragni sì, Chiara Ferragni no, il web impazza di commenti  contrari o a favore dell’ influencer e capobranco social, modella per la maison Dior, prima tappa della campagna fashion agli Uffizi di Firenze e successivamente al Marta Archeologico di Taranto. Fatto sta che  visitatori e interesse sono notevolmente aumentati in entrambi i musei, soprattutto nella fascia giovani. 

Consapevole dell’eco benefico che avrebbe portato l'evento,  Eike Schmidt, tedesco di Friburgo 52 anni con decennale esperienza di dirigenza museale negli Stati Uniti, arrivato a Firenze con il doppio incarico di guidare gli  storici Uffizi e  Palazzo Pitti,  apre le braccia alla couture Dior, comprensiva di  Ferragni & C. L’acume imprenditoriale intreccia le sue fila con la moda, l’arte, i social network e affini, proponendo il passaggio veloce nei siti d’arte, talvolta noti nel mondo ma oggi poco frequentati  a causa del Covid, talvolta conosciuti ma deserti, troppo spesso – soprattutto in Italia – ignorati o addirittura dimenticati.


Orgoglio greco e lungimiranza francese

Nel 2017 i Greci, la cui economia non risulta essere  fiorente e priva di debiti, rifiutano 2 milioni di euro offerti da Gucci per sfilare sull’ Acropoli di Atene, ai quali se ne sarebbero potuti aggiungere altri 55 per i diritti d’autore delle immagini nel mondo. Gli amministratori ateniesi, orgogliosi di cotanta storia e glorioso passato, disdegnano l’evento fashion definendolo “volgare”,  nocivo al Tempio e agli Dei. Nell’ inversione di rotta per mentalità e management, il Louvre pianifica di celebrare 2 volte l’anno il Paris Fashion Week al Carrousel du Louvre: sfilano le collezioni primavera-estate e autunno-inverno,   nel 2019 chiamano persino  Virgil Abloh per celebrare Leonardo Da Vinci. 

Il nero designer e imprenditore Abloh arriva dall’Illinois  per  coordinare la campagna di strampalati e tecnologici modelli da indossare e pubblicizzare accanto agli immortali ritratti leonardeschi, mentre i social network trasmettono le foto e i video in lungo e in largo nel pianeta, da Parigi a Roma, da Roma a New York, da New York a Pechino.  Abloh mischia ancora la materia  e pianifica di raccontare Louis Vuitton con un cartoon intitolato “ the Adventures of Zoooom with friends”, quindi contiamo quanti elementi antitetici si sono supportati l’un l’altro: arte, moda, social, cartoonist, l’occhio del cool hunter (cercatore di tendenze) capisce al volo che la mescolanza è la modernità e ci indica il futuro.


Saper mischiare

Ma saper mischiare è un Arte, sicuramente  la più difficile. Sottintesa la profonda conoscenza degli elementi, se l’operazione al mixer non viene condotta dall’ intelletto e dall’ Estetica, ovvero da quel ramo del pensiero filosofico che si occupa dei linguaggi dell’Arte, il rischio è la cacofonia, un risultato sgradevole dovuto alla mancanza di armonia.

Ma  voglio credere e sperare che  la saggia mescolanza degli elementi possa produrre arricchimento culturale con le illustri sale museali  aperte e spaparazzate dai  social,  con  le griffe che promuovono la conoscenza di quadri e statue d’autore, non fosse altro che per qualche ora, mi piace fantasticare il volto della Gioconda divertita alla vista di giubbe tecno, o la Primavera di Botticelli, immortalata nell’ eterea nudità, che anela allo splendido abito di chiffon color arancio indossato da Chiara Ferragni. Poiché forse l’illusione è proprio questa, pensare che la cultura non passi per la linea orizzontale.

Le polverose sale dei musei con i custodi che sbadigliano e le direzioni al piano di sopra che non battono cassa, le biblioteche dove il sapere respira l’immobilismo,  siti d’arte di rara bellezza non conosciuti dal grande pubblico che lamentano una scarsa manutenzione fino a parlare di degrado,  dovrebbero aprire le loro porte non solo alla moda e agli influencer, ovvero ai vip o personalità magnetiche (seppur superficiali), ma spalancare  l'uscio alle rappresentazioni teatrali, alle presentazioni di libri, ai concerti, agli eventi dello spettacolo, per proporsi come luoghi  vivaci e vitali dove pulsa la vita.

 L’argomento ricorda che il fine giustifica il mezzo, tutti conoscono quel famoso stratega, senza ulteriormente temere le contaminazioni fra pop e arte; nella gerarchia degli elementi ognuno rimane al suo posto,  non potrebbe essere altrimenti.