Perché definire bellissimo il concerto di Pasqua di Andrea Bocelli che urla nel Duomo di Milano?
Matteo Salvini, tra le tante cose che non capisce o che fa finta di non capire (ognuno scelga l'interpretazione che crede sia la più adatta a descrivere le capacità del segretario della Lega) vi è anche la musica.
In fondo, ai politici come Matteo Salvini non interessa parlare di un argomento perché lo apprezzino o abbiano la capacità per farlo, ma solo perché pensano che siano numerose, in genere la maggioranza, le persone a cui quell'argomento piace... e naturalmente si accodano al giudizio della maggioranza perché ritengono che ciò possa far loro aumentare il consenso.
Così, se la maggioranza degli italiani crede che una cosa sia bella, Salvini è il primo ad esaltarla, anche nel caso si tratti di una vera e propria bruttura.
Ecco come oggi Salvini ha commentato "Music For Hope" il concerto che nel pomeriggio di Pasqua il tenore Andrea Bocelli ha eseguito, insieme all'organista Emanuele Vianelli, dal Duomo di Milano:
«Straordinaria e magica performance del grande Andrea Bocelli! Il video su YouTube sta facendo il giro del mondo, possiamo raggiungere il traguardo storico di 30 milioni di visualizzazioni in un giorno. Guardate e condividete anche voi!»
Al di là della confezione del prodotto (immagini, regia, ambientazione, ecc.), al di là del contesto e al di là delle sue finalità, il "succo dell'evento", il concerto di Bocelli, è stato quanto di più imbarazzante potesse ascoltare chiunque abbia una pur vaga educazione musicale... figuriamoci come possono averlo giudicato coloro che invece di musica se ne intendono, sia per passione che per lavoro.
Ecco come ha giustamente e perfettamente commentato la prestazione di ieri di Bocelli Alberto Mattioli su La Stampa:
«... incertezze di intonazione, urla disperate per salire a ogni acuto, falsetti da crooner spacciati per piani, suoni oscillanti, legato non pervenuto e così via. Chiunque dotato di orecchie un minimo educate l'ha notato e molti l'hanno anche scritto sui social. Naturalmente, è stato un trionfo: alle 11.41 le visualizzazioni su YouTube erano poco più di 25 milioni, un'enormità, quindi chi se ne frega della tanto strombazzata "bellezza". Bocelli fa benissimo a fare quel che fa, anche se lo fa male.»
Mattioli, poi, prosegue chiedendosi:«Perché il prodotto deve sempre essere abbassato alla cosiddetta "gente" e non si prova mai ad alzare la gente a un prodotto presentabile? O a cercare almeno un accettabile compromesso? Bocelli non ha colpa: è un prodotto di marketing costruito per piacere, e infatti piace (anche a me, in effetti, quando fa quel che sa fare, cantare canzoni).»
Parole, quelle di Mattioli, da incorniciare e da appendere ad una parete come futuro monito per evitare di ripetere simili errori.
Infatti, non c'è da scandalizzarsi solo per il non gusto di un Salvini qualunque, ma anche per le colpe di chi, in Italia, non è stato in grado e non sembra tuttora essere interessato a farlo nel formare negli italiani un gusto e una sensibilità per la cultura, indicando loro gli strumenti per apprezzarla e per distinguere il bello dal brutto.
Una formazione che, per forza di cose, finirebbe anche per iniziare a far pensare e ragionare con la testa anche chi finora lo ha fatto solo con la pancia... se non con altro!
Per questo, Mattioli conclude il suo bell'articolo affermando che «il problema è la trahison des clercs. Il problema è il sindaco Sala che annuncia tutto fiero l'epifania di Bocelli come chissà quale conquista, in una città che di musica "colta" rigurgita, che dispone del teatro d'opera più famoso del mondo, diverse orchestre sinfoniche, infinite associazioni musicali e Quartetti e rassegne. Il problema è il ministro Franceschini, che nella bella intervista di ieri a "La Stampa" parla di tutto, librerie, musei, cinema, ristoranti, alberghi, spiagge e non spende una parola che sia una per i teatri d'opera. Il problema è il Tg1 che, magnificando la festa d'arte in Duomo, citando il belga francofono César Franck lo chiama "Cìsar Frenck", all'americana. E allora tout se tient, per restare al francese.»
E adesso tutti a vedere il video di Bocelli mentre urla nel Duomo di Milano in modo che raggiunga il traguardo di 30 milioni di visualizzazioni, perché quella è la cosa importante, non certo l'esecuzione del Panis Angelicus e dell'Ave Maria!