Cronaca

Lo scorso luglio scrivevo...

Devo confessarvi che approfondire questo argomento mi è costato molto, quando si legge la documentazione, le lettere di trasmissioni alle Procure e le relazioni conclusive delle Commissioni Parlamentari d’Inchiesta sopraviene uno sconforto e una delusione perché a distanza di quarant’anni nessuno ha mosso un dito per fermare uno scempio simile: se mai si riuscisse a ridurre la crisi climatica ci penseranno i rifiuti nucleari radioattivi a ridurci ad una massa di malati oncologici prima e a delle larve poi per le modifiche genetiche che subentreranno.

Quanto affermo è tratto dalla relazione dello stato delle indagini inviate dal sostituto Procuratore della Repubblica Francesco Neri al Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria appena insediato in data 20.06.95 che risulta allegata alla relazione sulla morte del capitano di fregata Natale De Grazia avvenuta il 12 dicembre del 1995 in circostanze ancora da chiarire e investigata dalla Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti istituita il 6 febbraio 2009.

Leggendo le pagine della lettera di trasmissione emergono particolari inediti su fatti di cronaca e sul traffico illecito di materiale radioattivo che lasciano sgomenti.

Le indagini erano scaturite da un esposto che Lega Ambiente aveva presentato alla Procura di Reggio Calabria il 2 marzo 1994 dove si segnalava che in Aspromonte vi erano siti abusivi dove venivano interrati fusti di materiale nucleare radioattivo e di rifiuti tossici altamente nocivi. Nell’atto depositato tali siti venivano indicati con precisione inoltre si narrava di episodi di allontanamento con minacce di escursionisti o speleologhi che si prestavano ad ispezionare una cava nella zona della “Limena” dove era indicato un possibile sito di interramento clandestino.

Il PM parla anche di una nave battente bandiera albanese che era stata perquisita nella rada antistante “Pentimele” perché sospettata di trasportare materiale radioattivo, tale episodio fa emergere i primi nomi in una inchiesta aperta contro ignoti. Si parla della motonave KORABI salpata da Durazzo con un carico di scorie radioattive, nel canale di Otranto viene incrociata da una nave americana che la bersaglia a colpi di mitragliatrice e poi viene perquisita su ordine della Procura della Repubblica di Crotone per sospetto di trasporto di clandestini. I consulenti incaricati dalla Procura confermano che era più che un’ipotesi che l’Aspromonte accogliesse dei siti clandestini di stoccaggio di materiali nucleari e tossici data la sua particolare geomorfologia.

La KORABI attraccava a Palermo, da un controllo veniva rilevata una radioattività quattro volte il valore massimo naturale (0,00164) per questo veniva respinta e arrivava nella fonda di Reggio Calabria dove da un ulteriore controllo risultava non più radioattiva. Dai controlli incrociati effettuati presso altre strutture di ricerca nazionali risultava una nave pulita anche se il laboratorio di Roma dell’ISPESEL registrava 14 bk Kg di tipo Alfa, tipico del plutonio. Tale elemento faceva pensare ad un carico-civetta di materiale radioattivo per coprire altro materiale radioattivo che il comandante aveva gettato in mare durante lo spostamento da Palermo a Reggio Calabria.

Il comandante della nave interrogato dal PM di Pescara dichiarava che il carico era stato ritirato da Durazzo, scaricato a RIEKA (Fiume) Slovenia e caricato su vagoni ferroviari per una destinazione ignota. Ma il dato più interessante dell’indagine, acquisito durante gli spostamenti era che la nave dopo aver lasciato Palermo aveva ricevuto l’ordine di scaricare le scorie a Malta. Avvisate tutte le Procure Circondariali queste disponevano di una perizia collegiale che avvalendosi delle mappe satellitari censivano velocemente tutti i siti dove poteva essere avvenuto lo stoccaggio abusivo di rifiuti radioattivi e tossici nocivi.

Il PM Negri nel frattempo aveva contattato la Procura di Savona ottenendo dal dott. Landolfi una copiosa documentazione relativa al ritrovamento di circa 6.000 fusti di materiali tossici nocivi che erano stati rinvenuti in una cava dei Borghetto Santo Spirito gestita da calabresi legati alle cosche calabresi (Fazzari di Mammola che disponevano di ampi appezzamenti di terreni) e della moglie di CHAUSESKU in Romania.

Si andava delineando che in questi traffici erano coinvolti gruppi criminali calabresi che avevano trasferito al SUD i materiali tossici dopo che in Liguria la magistratura aveva scoperto l’organizzazione. Dalle indagini emergeva che i criminali utilizzavano le cave e le discariche comunali per interrare i fusti di materiale tossico nocivo provocando moria di animali al pascolo, vi furono due episodi importanti nei pressi di Acquaro e presso una discarica di Crotone dove fu accertato anche la presenza di radioattività. Per individuare i siti venivano usati dei Georadar.

Un contributo determinante alle indagini è stato fornito dalla testimonianza di un teste tenuto sotto protezione, dalla portata delle rivelazioni dimostra che il collaboratore conosceva molto bene l’organizzazione e il modus operandi a livello nazionale ed internazionale.

Riporto testualmente: ”Detto teste in particolare designava un quadro veramente inquietante in ordine sia alla gestione del “Nucleare” da parte del nostro ente di stato “ENEA” e segnalava in particolare i traffici illeciti di materiale radioattivo effettuato da fisici corrotti e dava notizie specifiche sul traffico illegale di materiale e tecnologia nucleare dall’Italia all’Iraq (scandalo BNL-ATLANTA) ed in particolare sull’ipotesi che la strage di Ustica era stata causata dal traffico illegale di plutonio (vedi QUINTO SCENARIO del giornalista Gatti - di recente - PRIORE, ha accertato che l’aereo era stato scortato da Mig Libici).

Precisava il teste che per quanto concerneva la strage di USTICA aveva già riferito al dott. PRIORE ogni notizia utile al riguardo.

Il teste riferiva anche di una discarica di materiale radioattivo esistente nei pressi di Reggio Calabria gestita da tale PIZZIMENTI la cui identificazione è in corso. Inoltre lo stesso riferiva anche delle illegalità effettuate dall’ENEA per quanto concerne la “contabilità nucleare”. Falsificazione questa che aveva consentito il traffico illegale di Plutonio mediante il C.D. “riprocessamento” di rifiuti liquidi radioattivi.

Solo dopo estenuanti studi, ricerche, l’esame dei testimoni, si è formalmente appreso (la materia nucleare misteriosamente è avvolta dal più stretto segreto anche da parte di noti cattedratici della materia) che l’Italia aveva ben tre centri di ”riprocessamento” di materiale combustibile esausto.

In sostanza l’Italia (ENEA) nei centri di Casaccia (ROMA), Sallugia (Vercelli) e Rotondella (Matera) era riuscita a ricavare dalle “barre esauste” di uranio delle centrali nucleari, URANIO ARRICCHITO e PLUTONIO.

È noto che il Plutonio è impiegato per esclusivo uso bellico (con 5Kg. di plutonio si costruisce una bomba atomica). Il Plutonio emette solo raggi Alfa ed è facilmente trasportabile.

Il teste denunciava, inoltre, il grave rischio di disastro nucleare che sussisterebbe presso i centri ENEA ed in particolare in quello di Rotondella di Matera. Mi collegavo quindi con il dott. Pace, Procuratore della Repubblica della Pretura Circondariale di Matera, il quale, in via del tutto autonoma aveva sequestrato il centro ENEA a causa di un fusto di 6.000 metri cubi di rifiuti liquidi radioattivi, ad alta radioattività che è ormai corroso e quindi “piscia” (termine tecnico)".

A quel punto il PM NERI contattata il collega PACE e gli trasmette tutta la documentazione e le dichiarazioni che il teste gli aveva fornito. 

Testualmente: “L’escussione del teste, dei vari funzionari ENEA, un’ulteriore testimonianza del teste citato e l’apporto di altri testi consentivano di riscontrare tutte le circostanze denunciate.

Anche una consulenza tecnica ha riscontrato la situazione di grave allarme di incidenti nucleari che è stata portata a conoscenza del Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio dei Ministri”.

Mi domandavo da dove provenissero i rifiuti radioattivi e perché importarli proprio in Italia. L’Italia produce plutonio per le centrali nucleari straniere, reimporta le barre esauste e con il “riprocessamento” ricava uranio arricchito e Plutonio che fisici corrotti vendono illegalmente. Questa è la versione fornita dai magistrati: in pratica noi paghiamo gli stipendi a degli individui che usano strutture pubbliche e speculano sul traffico di plutonio ricavato dal riciclo delle barre utilizzate nelle centrali nucleari dei paesi membri dell’UE. Un traffico del genere necessita di coperture istituzionali, non può essere lasciato in mano alla criminalità organizzata, quest’ultima può fornire solo i terreni dove allocare i fusti dei rifiuti nucleari radioattivi. Come mai nessun governo si è adoperato per risolvere il problema della contaminazione ambientale concentrata nei territori del centro sud del Paese? Perché questa lurida faccenda è gestita all’interno delle istituzioni, il povero capitano Natale De Grazia ha avuto la “sfortuna” di cenare in cattiva compagnia e mangiare una fetta di dolce alla fine della cena.

Chi può cerchi di interessarsi al problema, faccia ricerche e pubblichi ciò che trova utile per i lettori. L’informazione aiuta la formazione di una coscienza civile che è essenziale per difendere la nostra libertà e, nei limiti del possibile, tutelare la nostra salute e quella della collettività di cui dobbiamo diventare membri attivi. Iniziamo a difendere l’ambiente che ci circonda informandoci e denunciando pubblicamente quanto minaccia il nostro Habitat  dal quale dipende la nostra salute e il nostro benessere. 

Autore Lucia Pomponi
Categoria Cronaca
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