In un articolo in esclusiva, l'agenzia stampa Reuters ha dichiarato che il 30 maggio, quasi un mese fa, un gruppo di investitori formato dai fondi Sound Point Capital (che annovera tra i partner l'ex presidente di Goldman Sachs Stephen Friedman), Cerberus, Attestor e Varde, che aveva come advisor per l'operazione Deutsche Bank, ha avanzato un'offerta per investire 1,6 miliardi di euro in Banca Veneto e Popolare di Vicenza.

La proposta dei quattro investitori - sempre secondo quanto riporta la Reuters - prevedeva la sottoscrizione riservata di circa 1,3 miliardi in bond tier1 e tier 2 di nuova emissione e altri 300 milioni in azioni.

Naturalmente il ministero del Tesoro, a inizio giugno, è stato informato dell'offerta, ma gli investitori non hanno mai ricevuto una risposta formale. Reuters ha contattato Banca d'Italia e Deutsche Bank che non hanno commentato, mentre il Tesoro, le banche venete e i quattro fondi non sono stati immediatamente disponibili per un commento.

I quattro fondi puntavano a prendere una quota del 15% delle due banche e a controllarne la governance. Le fonti aggiungono di avere lavorato a stretto contatto con l'AD di Popolare Vicenza Fabrizio Viola che avrebbe giocato un ruolo di primo piano se l'offerta fosse andata in porto.

La notizia ha dell'incredibile. Il ministro del Tesoro Padoan che diceva di attendere 1,2 miliardi dal mercato prima di rifinanziare le banche venete secondo le direttive dell'Europa, aveva l'offerta e non l'ha presa in considerazione!

 

A questo punto, evidentemente, gli attori in gioco avevano pianificato tutta un'altra strategia, che con il mercato e la trasparenza non ha nulla a che vedere. E che ciò sia credibile lo dimostrano i fatti. Ricapitoliamo.

Banca Veneto e Popolare di Vicenza devono essere ricapitalizzate. Lo Stato è pronto ad intervenire, ma da Bruxelles si impone che il finanziamento di circa 6 miliardi di euro sia subordinato ad un investimento da parte dei privati di almeno 1,2 miliardi.

In base allo scoop dela Reuters adesso sappiamo che già all'inizio di giugno l'operazione era possibile e poteva andare in porto. Ma il ministero del Tesoro ha ignorato l'offerta di 1,6 miliardi di 4 fondi d'investimento che, considerato l'advisor, non erano certo dei millantatori.

Il ministro dell'economia Padoan, in pubblico, si dice fiducioso del buon esito dell'operazione. Intanto i giorni passano e nessuno si fa avanti (anche se in realtà sappiamo che non è così).

In questa settimana, dopo che il governo in fretta e furia ha licenziato un decreto per bloccare il pagamento di un bond in scadenza di Veneto Banca che non poteva essere onorato, ecco improvvisa l'offerta di Intesa Sanpaolo che si dice disponibile ad acquisire le due banche venete... ma ad una condizione.

In realtà le condizioni sono diverse, ma possono essere riassunte in questi termini: Intesa si fa carico della parte buona delle due banche, il resto - le passività - se lo deve accollare lo Stato che deve creare una bad bank ad hoc. Non solo. Lo Stato, in base al piano di Intesa Sanpaolo, dovrà anche accollarsi l'aumento di capitale necessario all'operazione. Aumento che Intesa ha già detto che non avrebbe chiesto al mercato, per non pregiudicare i propri asset.

Fino a ieri, silenzio completo da parte di Governo e ministero del'Economia. Nessuno si era degnato di commentare la proposta di Intesa Sanpaolo.

 

Poi, sempre venerdì 23 giugno, la svolta, con il comunicato ufficiale del Comitato di vigilanza bancaria della BCE, che informa che la BCE considera Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza in dissesto o a rischio di dissesto.

La decisione viene motivata in questi termini. "Nonostante il tempo concesso dalla BCE per la presentazione dei piani patrimoniali, le due banche non sono state in grado di offrire soluzioni credibili per il futuro.

Di conseguenza, la BCE ha considerato entrambe le banche in dissesto o a rischio di dissesto e ne ha dato debita comunicazione al Comitato di risoluzione unico (Single Resolution Board, SRB), il quale è giunto alla conclusione che le condizioni per l’avvio di un’azione di risoluzione nei confronti dei due intermediari non erano soddisfatte. Le banche saranno quindi liquidate in base alle procedure di insolvenza italiane."

Dopo la presa di posizine della BCE è arrivato il comunicato del MEF che ci informa che il Governo si riunirà nel fine settimana per adottare le misure necessarie ad assicurare la piena operatività bancaria, con la tutela di tutti i correntisti, depositanti e obbligazionisti senior.

Al momento, nessuna comunicazione è arrivata da parte del Governo in merito ad una riunione d'urgenza da parte del Consiglio dei ministri.

Dalle due banche interessate, nessun commento da parte di Veneto Banca, mentre la Popolare di Vicenza ha rilasciato un comunicato  in cui il CdA si rammarica per quanto avvenuto, ma in cui prende anche "atto della proposta, presentata al MEF da Intesa Sanpaolo, per rilevare alcune attività
e passività della Banca e permettere l’ordinata prosecuzione dell’operatività del Gruppo; fiducioso nell'opera del Governo per risolvere la crisi bancaria tutelando depositanti e obbligazionisti senior, il CdA augura ogni successo all’impegnativo lavoro che nei prossimi giorni prenderà avvio."

 

A questo punto, messi in fila tutti i fatti, è difficile escludere l'ipotesi che tutto quello a cui stiamo assistendo sia una perfetta messinscena, con la regia complice delle autorità di Bruxelles, per assegnare ad Intesa Sanpaolo le due banche venete, facendo fare all'istituto la figura del cavaliere bianco che salva la principessa dalle fauci del drago, proprio all'ultimo istante... sicuramente una figura migliore rispetto a quella di chi si approfitta di una situazione per trarne vantaggio, scucendo un solo euro.

Al di là di ulteriori sorprese, questa è quasi sicuramente la strada che il Governo intraprenderà. Ora resta da capire quali saranno per lo Stato i costi dell'operazione che, a prima vista, sembra orchestrata per favorire l'espansione di Intesa San Paolo nel nordest, senza che la banca spenda un euro, mentre tutti i costi saranno a carico degli italiani.

L'operazione, se sarà in questi termini, avrebbe il contorno di una colossale truffa ai danni dei contribuenti italiani, visto che, in base allo scoop della Reuters, un'altra soluzione era possibile, con l'investimento dello Stato che avrebbe potuto essere ripagato. Adesso, lo Stato, invece, si accollerà solo dei debiti.