Le due cheerleaders di Draghi, Matteo Renzi e Carlo Calenda, quelli dell'Italia sul serio, mica per ridere, spiegano così il loro progetto politico per le prossime politiche:

"Nel progetto politico di Azione e Italia Viva al centro ci sono le idee. Abbiamo la stessa appartenenza europea, la stessa visione sul futuro del Paese, gli stessi progetti di governo. E lo stesso giudizio sull’esperienza di governo di Mario Draghi. Noi lo abbiamo voluto e sostenuto. Le altre coalizioni - da Salvini-Meloni al nuovo Pd, ai grillini - imbarcano chi ha sfiduciato Draghi".

Questo secondo quanto ripropone, per la milionesima volta Matteo Renzi.

Un concetto ribadito comunque anche da Carlo Calenda:

"Il nostro obiettivo è andare avanti con Draghi e una coalizione Ursula, in cui ci siano le parti più responsabili di cdx e csx, come in UE. Non ci vedrete mai governare con M5S e FdI. È una scelta netta, perché il dialogo si fa a partire da valori comuni.La squadra di punta di Azione - ha detto Calenda - è fatta tutta da persone esperte, consiglieri comunali e regionali giovani e in gamba. Non siamo riusciti a tutelare tutti, ma c’è un nucleo forte e di grande qualità: Richetti, Mascia, Pastorella, Camporini, Benzoni, Carretta, Fattorini, Masini, De Monte, Raffaelli, Grippo, Leonelli, Baban, Fagioli, Pasqualetto, Brandini, Palazzolo, Versace, Zollino, Lombardo, D’Alessio, Scionti, Sottanelli, Costa, Ruffino Carfagna, Gelmini e molti altri..."

Lo stesso c'è da immaginarsi per Renzi, nelle cui liste, i suoi scudieri sono candidati nei soli collegi plurinominali (almeno due).

Però, dell'allenza Italia Viva/Azione non farà parte l'ex sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, a differenza di quanto fu annunciato in pompa magna solo poche settimane fa. Il motivo? Lo spiega lui stesso, così:

"La mia partecipazione alle elezioni politiche del 25 settembre finisce qui, cioè non inizia.Non sarò candidato, non ci sono stati spazi seri nel progetto del Terzo Polo per candidature non direttamente collegate ad Azione e Italia Viva. La scelta “conservativa” e poco coraggiosa è stata quella di "salvare l'attuale dirigenza" senza aprirsi a rappresentanti dei territori e di persone che potessero far crescere questo nuovo soggetto.Non c’è stato posto per Gabriele Albertini, non c’è stato posto per Federico Pizzarotti e per altre figure che pure avrebbero a mio parere offerto un importante contributo e un messaggio di apertura e pluralità. Non è stato così, purtroppo le fusioni a freddo realizzate in due settimane hanno queste conseguenze.Dal lancio della "lista civica nazionale", che da una proposta di costruzione di uno spazio per territori e amministratori aveva già prodotto più di 200 candidati, al cercare un soggetto che ci desse la possibilità di dare voce almeno a parte di questi candidati, anche nel campo del centro sinistra il soggetto di "Di Maio-Tabacci" ha prima usato poi escluso chi li aveva seguiti, a dimostrazione che ovunque sono prevalse le logiche di palazzo e non di allargamento.Qualcuno pensa che io abbia sbagliato ad aprire con generosità e senza “garanzie preliminari” al Terzo Polo. Io ho compiuto una scelta parlando con i suoi promotori, dai quali ho ricevuto un caloroso benvenuto. Oltre la parola e una stretta di mano, non mi sembrava servissero altre rassicurazioni. Avevano specificato che una parte delle candidature sarebbe stata aperta, un 10% avevano riportato i giornali, l'effetto reale è stato avere solo due proposte.Non avevo chiesto e non mi aspettavo una candidatura “blindata” (da sindaco ho sempre faticato per guadagnarmi le cose), ma solo di essere messo nelle condizioni di poter gareggiare seriamente e di poter concretizzare una rappresentanza adeguata della lista civica nazionale. Non sono stati in grado di fare proposte serie e ieri sera ho dovuto a malincuore ritirare la mia candidatura.Credo ancora fermamente che per l'Italia serva un programma serio e pragmatico, fuori da contraddizioni e populismi. Che sappia dare risposte concrete ai territori e alle famiglie, a cui interessa avere servizi pubblici migliori, soluzioni sui rincari dell’energia e prospettive migliori sui salari, non promesse da imbonitori TV.In dieci anni da amministratore locale libero ho imparato che il buon governo si regge anzitutto sulla capacità di fare bene quel che si può e si deve, non affannarsi a fare male l’impossibile solo per compiacere il populismo. Ma un ottimo programma si deve accompagnare con un allargamento sociale e politico nelle liste, mentre nel #Terzopolo hanno scelto (legittimamente o meno, non spetta a me giudicare) di limitarsi alle classi dirigenti di Azione e Italia Viva.E ora? Dopo una pausa "rurale" per proseguire con i miei altri progetti, che se non ci fossero state le elezioni anticipate avrei fatto prima, riprenderemo a lavorare al soggetto politico che abbiamo lanciato qualche settimana fa e che continua ad essere ai miei occhi il più lungimirante e necessario: una "lista civica nazionale", che convogli le migliori energie che emergono dai territori, dalle amministrazioni locali e dall’associazionismo, in un progetto che rinnovi la politica e la renda accessibile a chi la vive dal basso.È un obiettivo che - dopo l’esperienza romana che mi sono fatto in questo ultimo mese - mi pare quanto mai necessario e utile, per dare alla politica nazionale quei valori e quel buon senso che a volte mi sembra aver smarrito.Un progetto di uomini liberi, come mi sento io oggi.Un grazie alle tante persone, amministratori, ex amministratori e semplici cittadini, che si sono rese disponibili con tanta generosità e un pizzico di incoscienza, e che spero continueranno questo percorso con noi. Alle persone che ho conosciuto e che con me hanno lavorato e si sono spesi oltre misura per il progetto. Un gruppo che per un mese ha gettato il cuore oltre l’ostacolo.Un pensiero particolare a Piecamillo Falasca, persona capace ed esperta, che per me è stata una vera scoperta, come professionista e come uomo.A presto… magari con un podcast dove raccontare questo mese…e il futuro che vorremmo costruire".

Ma guarda, dopo che i sindaci di Di Maio e Tabacci hanno salutato Impegno Civico, anche quelli di Azione e Italia Viva hanno fatto altrettanto, dopo aver capito che il loro compito era quello di garantire una poltrona a Renzi, Calenda, Di Maio, ecc.

Ma se avessero telefonato a me, così come al 99% di altri italiani, gli sarebbe già stato anticipato fin da subito. Hanno avuto bisogno di attendere la pubblicazione delle liste elettorali per capirlo.