A Mosca, anche questo giovedì, si alternano le minacce alle dichiarazioni roboanti, come si legge nelle notizie di apertura della Tass.

Le minacce provengono dal capo della delegazione russa ai negoziati sulla sicurezza militare e il controllo degli armamenti a Vienna, Konstantin Gavrilov, che al canale televisivo Rossiya-24 ha dichiarato che la Russia risponderà immediatamente se verrà attaccata con sistemi d'arma a lungo raggio.

"Abbiamo puntato in particolare i riflettori sulla consegna [in Ucraina] di obici a lungo raggio e sistemi HIMARS e MLRS che minacciano non solo il Donbass ma anche la Russia", ha dichiarato Gavrilov. "Abbiamo esposto con chiarezza la posizione di Mosca: se la Federazione Russa verrà attaccata con questi sistemi a lungo raggio, la risposta contro i centri decisionali sarà immediata".

Quali e dove siano i centri decisionali non è stato ancora specificato. Di relazioni internazionali, invece, hanno parlato Peskov e Putin.

L'isolamento della Russia è impossibile, ha detto ai giornalisti il ​​portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov:

"Nessuno parla di isolamento. È impossibile isolare la Russia, nonostante il fatto che paesi ostili, o meglio ostili a noi, stiano cercando di isolarci economicamente, politicamente e nella sfera del commercio. Non possono e non ci riusciranno , perché nel mondo di oggi è impossibile isolare un Paese, soprattutto un Paese così grande come la Russia".

E sempre sullo stesso argomento ha voluto dire la sua anche un Putin in perfetto "stile Meloni", durante un incontro con i giovani imprenditori che si è svolto questo giovedì:

"Il mondo sta cambiando e sta cambiando rapidamente. Per rivendicare una sorta di leadership, in particolare una leadership globale, qualsiasi paese, qualsiasi nazione, qualsiasi gruppo etnico deve garantire la propria sovranità. Il motivo è che non c'è via di mezzo tra l'essere un paese sovrano e una colonia, qualunque essa sia. Se un paese o un gruppo di paesi non è in grado di prendere decisioni sovrane, significa che è già una colonia in una certa misura e le colonie storicamente non hanno futuro e non hanno alcuna possibilità di sopravvivere a una dura battaglia geopolitica".

Più tardi, dopo aver partecipato ad un evento celebrativo per il 350° anniversario della nascita di Pietro il Grande, il presidente russo si è lanciato in un parallelismo tra la "Grande Guerra del Nord" fatta da Pietro I contro la Svezia e l'attuale guerra da lui avviata contro l'Ucraina: in entrambi i casi il fine della Russia è rientrare in possesso di ciò che già gli apparteneva.


Pertanto, visto lo spirito che anima le considerazioni di coloro che governano il Paese, non deve stupire la condanna a morte che un tribunale della fantomatica Repubblica popolare di Donetsk ha emesso nei confronti di due britannici che combattevano nell'esercito ucraino, fatti prigionieri dai russi alcune settimane fa durante l'assedio di Mariupol.

Si tratta di Aiden Aslin, 28 anni, e Shaun Pinner, 48 anni, condannati a morte insieme ad un terzo militare straniero, il marocchino Saaudun Brahim. I due britannici vivevano in Ucraina da alcuni anni e da tempo facevano parte e collaboravano con l'esercito ucraino.

Seconldo l'agenzia Interfax,  i tre uomini sono stati processati per essere dei mercenari e in quanto tali di aver svolto attività mirate a prendere il potere e rovesciare l'ordine costituzionale dell'autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk.

Londra non ha ovviamente gradito e Downing Street si è detta profondamente preoccupata per le condanne a morte inflitte ai britannici, ricordando che i prigionieri di guerra non dovrebbero essere sfruttati per scopi politici e che in base alla Convenzione di Ginevra i prigionieri di guerra hanno diritto all'immunità di combattenti e non dovrebbero essere perseguiti per aver partecipato alle ostilità.

Un portavoce di Boris Johnson ha poi aggiunto che il Regno Unito continuerà a lavorare con le autorità ucraine per cercare di ottenere il rilascio di tutti i cittadini britannici che prestavano servizio nelle forze armate ucraine e che sono detenuti come prigionieri di guerra.


Nel pomeriggio, forse approfittando anche della ulteriore mal predisposizione britannica nei confronti della Russia, Mykhaylo Podolyak, uno dei principali consiglieri di Zelensky, ha detto al programma Newshour della BBC che in questo momento, ogni giorno, vi sono tra i 100 e i 200 militari ucraini vittime dell'esercito russo

Podolyak ha detto che l'Ucraina ha bisogno di centinaia, non di qualche manciata, dei più potenti sistemi di artiglieria che l'Occidente può fornire. Sarebbero almeno 300 i sistemi di lancio multiplo di razzi di cui ha bisogno Kiev per poter pareggiare  la potenza di fuoco della Russia e liberare i territori occupati.

"Finché la Russia non subirà una grave sconfitta militare", ha detto Podolyak, "nessuna forma di dialogo sarà possibile e la Russia  continuerà a cercare di impossessarsi di parti del nostro Paese".