Nel silenzio assordante di molti governi europei, la Spagna ha alzato la voce. Di fronte alla richiesta – più che altro un diktat – degli Stati Uniti, veicolata attraverso la NATO, di portare le spese militari dei Paesi membri al 5% del PIL, il premier spagnolo Pedro Sanchez ha tracciato una linea netta: "Noi non aumenteremo la spesa per la Difesa fino al 5% del PIL". Punto.
Una presa di posizione coraggiosa e isolata, che va dritta al cuore di un dibattito cruciale: quanto siamo disposti a sacrificare del nostro welfare, dei nostri diritti sociali, dei servizi pubblici, per assecondare le pretese di riarmo avanzate da Washington?
Il piano, spinto da Donald Trump e avallato da alcuni governi europei più compiacenti (leggi Italia), finisce per imporre tagli massicci ai bilanci sociali nazionali. La Spagna ha detto no. Dopo una trattativa serrata con il nuovo Segretario generale dell'Alleanza Atlantica, l'olandese Mark Rutte, Madrid ha suggerito che l'incremento sia facoltativo e non obbligatorio. Sanchez ha dichiarato che il suo Paese raggiungerà la soglia del 2% (dall'1,2%) entro il 2025. Da aggiungere che le decisioni NATO, perché entrino in vigore, debbono essere approvate da tutti gli Stati membri, all'unanimità.
La posizione di Sanchez è quella di chi si siede a un tavolo internazionale con dignità, agendo per trattare, opporsi, difendere le priorità interne del proprio Paese. Non inginocchiandosi.
Un confronto impietoso si apre allora con l'Italia di Giorgia Meloni. Di fronte alle stesse richieste, Roma non ha battuto ciglio. Nessuna trattativa, nessun paletto: solo un passivo e vergognoso "AGLI ORDINI" da parte della premier. In nome della sudditanza, la serva Meloni è pronta a far crollare ogni resistenza, a costo di sacrificare investimenti pubblici, sanità, scuola, diritti sociali.
Sanchez, invece, ha parlato chiaro: pur rispettando la scelta degli altri Paesi NATO di adeguarsi alla soglia del 5% entro il 2035, la Spagna non lo farà. Perché è una decisione, ha spiegato, "sproporzionata, inutile e incompatibile con il mantenimento del welfare".
La politica estera è anche politica interna. E la linea che divide chi rappresenta davvero i propri cittadini da chi esegue solo ordini esterni è più visibile che mai.
Queste, invece, le "puttanate" che la premier Meloni, serva sciocca di Trump così come prima lo era stata di Biden, ha "vomitato" oggi in Senato per giustificare e promuovere la sua scriteriata decisione ai merli che continuano a batterle le mani, gli stessi che quando andranno a prenotare un esame medico, invece di di un anno ne dovranno attendere due:
"L'aumento al 5% delle spese in difesa che i membri Nato si apprestano ad assumere è un impegno carico di responsabilità in un contesto preoccupante e incerto. Proprio perché sappiamo bene che deve inserirsi in maniera sostenibile con altre priorità ci siamo impegnati per rendere questo percorso sostenibile, flessibile, credibile e credo che abbiamo raggiunto questo risultato. Il target deve essere raggiunto in 10 anni, non impone percorsi obbligati, prevede una revisione nel 2029. Poi il tema è su cosa investiamo, anche gli scenari della difesa stanno cambiando. In Ucraina maggiori risultati raggiunti con droni che costano 20mila euro, i dati rischiano di essere più pericolosi dei proiettili, bisogna fare una riflessione seria sulla difesa del futuro prima di fare investimenti basati su un'idea passata di difesa. Non si parla solo di spese militari, si parla anche di spese per la sicurezza che sono più ampie: difesa dei confini, lotta ai trafficanti, resilienza, infrastrutture critiche, sviluppo tecnologico, cybersecurity. La Nato deve cogliere un mondo che sta cambiando e particolarmente ci interessa il fianco Sud, per questo devono essere i Paesi a dire che cosa è sicurezza. Io sono preoccupata da quel che accade nel Mediterraneo e in Libia dove la Russia sta spostando la sua proiezione navale e il lavoro che facciamo con il Piano Mattei è rivolto anche a difendere la sicurezza dell'Italia e della Nato".
Pochi giorni fa il ministro della Difesa Crosetto, diceva che la NATO ormai non ha più senso, in funzione dei nuovi rapporti di forza e dei nuovi scenari geopolitici che vedono l'Europa non più al centro dei contrasti tra le grandi potenze. E allora perché gli Stati europei dovrebbero investire parte del loro PIL per rafforzare la NATO, ma solo in teoria, perché in pratica si tratta di regalare soldi agli Stati Uniti, acquistando armi che, al momento, è già più che evidente che non servono assolutamente a niente.
Il riarmo è giustificato dal "pericolo" russo. La stessa Russia che da tre anni non è stata in grado di conquistare che pochissimo terreno in Ucraina riuscendo ad avanzare solo di pochissimi chilometri lungo tutto il fronte. E non bisogna neppur dimenticare che il territorio conquistato finora da Mosca sarebbe ancora in mano di Kiev se a Zelensky, fin da subito, fossero stati dati dei "semplici" obici!
Pretendere che i Paesi europei si riarmino - senza logica - con armi convenzionali per fronteggiare una possibile invasione russa è una baggianata che non può esser presa seriamente. Una cosa del genere se la possono bere solo dei deficienti... Il guaio è che la quasi totalità dei leader europei pretende di convincere i propri amministrati che sia necessario regalare dei soldi all'America di Trump per acquistarne le armi, rinunciando così alla spesa sociale.
Come se non bastasse, per i Paesi membri della NATO, considerando che grazie all'Alleanza atlantica i loro eserciti ormai sono perfettamente integrati e affiatati, sarebbe praticamente una procedura quasi burocratica costituire l'esercito di una Alleanza Europea, supportato da un riarmo finalizzato alla protezione dei singoli territori di competenza, considerando poi il sostegno del resto degli eserciti dei Paesi membri. Questa è l'unica logica di riarmo che sarebbe utile e, oltretutto, poco costosa, considerando anche sarebbe poi auspicabile un sistema di acquisti unico affidato a Bruxelles.
Voi pensate che i leaser europei siano tanto idioti da non aver neppure immaginato tale possibilità? Impossibile crederelo. E allora perché non la mettono in pratica? Perché ritengono di poter ottenere maggiori benefici facendo i servi sciocchi di un pazzo nazifascista che si è convinto di essere lo sceriffo del mondo, Donald Trump.
Ma perché, se la sovranista Meloni è in realtà una serva sciocca e succube, gli italiani dovrebbero pagarne le conseguenze?