Economia

FCA pensa di rivedere il proprio piano di investimenti in Italia, a causa dell'ecotassa voluta da Di Maio

Ieri, al salone dell'auto di Detroit, Mike Manley, l'ad di FCA che ha sostituito Marchionne alla guida del gruppo, ha dichiarato che il piano di investimenti annunciato negli ultimi mesi dello scorso anno in Italia sarà rivisto, anche se non sarà bloccato.

A fine 2018, FCA aveva annunciato un piano per gli stabilimenti italiani che prevedeva, in 3 anni, investimenti per 5 miliardi di euro.

«Stiamo lavorando per capire come adeguare il piano ai cambiamenti delle condizioni di mercato legati alle nuove regolamentazioni», ha spiegato Manley.

Il motivo di tale decisione è legato all'ecotassa voluta dai 5 Stelle nella legge di bilancio, che andrà ad incidere sull'acquisto delle macchine di lusso e dei suv. Manley vuole capire quanto questo provvedimento potrà incidere sulle vendite, prima di decidere se rivedere o meno il piano di investimenti previsto che, va ricordato, oltretutto non favorisce in questo momento FCA, non avendo offerte nel mercato dell'elettrico, incentivato con l'ecobonus.


I sindacati non sono certo stati soddisfatti dall'annuncio, anche se se lo aspettavano come conferma la dichiarazione di Marco Bentivogli, segretario generale Fim Cisl: «Come temevamo [l'ecotassa] ha dato il suo primo effetto, e non sull'ambiente, ma sul piano triennale di cinque miliardi di investimenti di FCA annunciato il 30 novembre.

Fare le auto elettriche è la cosa più semplice, ma infrastrutture ed ecosistema per farle funzionare in Italia sono all'anno zero.
L'amministratore delegato di FCA, Mike Manley, ha annunciato la revisione del piano di investimenti nel nostro paese segnalando che lo scenario è cambiato. Il governo con l'ecotassa, che però all'ambiente non darà giovamento, ha cambiato i presupposti su cui era stato costruito, tra l'altro non risolvendo i problemi ambientali, ma favorendo solo i produttori esteri... altro che sovranismo!

Da tempo, come sindacato abbiamo incalzato i produttori sulla necessità di accelerare la transizione verso l'elettrico: ora che avevamo raggiunto un'intesa, FCA e i lavoratori, il governo sta rischiando di far saltare tutto. Occorrono almeno 20 mesi per avere i primi risultati.

L'esecutivo, deve immediatamente tornare sui propri passi e rivedere un provvedimento sciagurato che rischia di distruggere la nostra industria dell'auto e con essa migliaia di posti di lavoro. Se così non fosse, la nostra risposta arriverà sotto palazzo Chigi con tutti i lavoratori di FCA, Cnh Industrial e Ferrari.»


Della stessa opinione anche Michele De Palma, responsabile automotive di Fiom-Cgil: «L'amministratore delegato di FCA, Mike Manley, da Detroit ha valutato positivamente la vendita di Magneti Marelli, i risultati finanziari per proprietà e azionisti, ma ha anche dichiarato che sono in discussione piano di investimenti, industriale e occupazionale in Italia.

Queste dichiarazioni mettono a rischio l'occupazione per i lavoratori degli stabilimenti italiani, che da anni sono in cassa integrazione perché i piani industriali dichiarati non sono stati realizzati.

La Fiom aveva ritenuto il piano presentato dal nuovo amministratore delegato importante, ma in ritardo nella svolta ibrida ed elettrica, e vista la mancanza di nuovi modelli Maserati e di auto di massa non avrebbe certamente risolto il problema della piena occupazione in poco tempo.

La Fiom, alla luce dell'andamento negativo del mercato dell'auto, della riduzione dei volumi prodotti da FCA già nel 2018 in Italia, delle normative su emissioni e incentivi alla vendita, della scadenza degli ammortizzatori sociali negli stabilimenti a partire dal polo torinese (Mirafiori e Grugliasco) e di Pomigliano d'Arco e Nola, ritiene indispensabile l'apertura di un confronto per mettere in atto tutte le azioni utili a impedire il rischio di chiusura di interi stabilimenti.

La Fiom chiede alle altre organizzazioni sindacali l’avvio di un confronto unitario e invita il governo alla convocazione di un tavolo. In assenza di garanzie per i lavoratori, la Fiom deciderà nelle assemblee le iniziative da dover tenere per scongiurare i rischi sul futuro degli stabilimenti italiani.»


Quanto sopra riportato è indicativo del modo di agire del Governo e del Movimento 5 Stelle in particolare. Per dar seguito agli annunci gridati in campagna elettorale si mette mano a provvedimenti che evidenziano come i problemi siano stati affrontati solo superficialmente, senza avere un'idea precisa delle condizioni reali del mercato e dell'impatto su produzione e vendite.

È un chiaro esempio di cosa significhi governare utilizzando la propaganda come rotta di riferimento per la "nave" Italia. Sarà così anche per il reddito di cittadinanza, la cui applicazione non tiene conto di fattori essenziali per la sua logica applicazione, dallo stipendio minimo alla mancanza di offerte di lavoro nelle regioni meridionali in cui tale reddito verrà per lo più erogato. 

Autore Mario Falorni
Categoria Economia
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