Il termine Fundraising è utilizzato nella letteratura scientifica ed economica come sinonimo del concetto di raccolta fondi. In realtà nel suo significato autentico non vi è tanto la volontà di definire una raccolta di nuove risorse economiche, ma quella di indicare una crescita, un aumento.

Ciò significa che nella concezione anglosassone gli strumenti della raccolta fondi non sono considerati come elementi della conferma dell’esistente, ma sono concepiti come azioni strategiche finalizzate a precisi obiettivi di sviluppo delle entrate.

La raccolta fondi è quindi un elemento che costituisce l’evoluzione della mission imprenditoriale. Da questo concetto si può dire che nel nostro paese la definizione di raccolta fondi può essere la seguente: “uno strumento per aumentare e diversificare in modo dinamico le proprie fonti di entrata al fine di garantire lo sviluppo qualitativo e quantitativo delle attività principali dell’impresa o dell’organizzazione o dell’iniziativa e l’evoluzione della mission.”

In questo quadro si trovano così finanziatori che donano secondo criteri “filantropici” e cioè dopo aver scelto di condividere e credere nella mission e nei fini dell’azione dell’associazione. Negli ultimi anni, nel settore non profit, vi è stato un profondo cambiamento nell’attività di raccolta fondi che ha portato ad una “democratizzazione del dare”, grazie alla quale il principale soggetto attivo non è più rappresentato dall’imprenditore, ma dal cittadino, dall’uomo comune.

Ed è ad esso che le associazioni non profit devono rivolgersi per poter continuare ad “esistere”.
Nella vita vi sono valori, che cambiano drasticamente da persona a persona, e l’appello di donazione avrà successo se riuscirà a corrispondere ad uno di essi. I donatori, infatti, vogliono essere certi che il loro “investimento” nella vostra organizzazione, le loro donazioni, realizzeranno una nobile causa. Queste persone stanno cercando di essere utili alla società, voi potete aiutarli semplicemente dimostrando loro quanto realmente possono esserlo, quanto realmente sostenere il vostro progetto possa portare ad una crescita sociale, morale e culturale di tutta la comunità, sia che ci si riferisca ad un ambito comunale, che provinciale, che regionale o più vasto.

Per quanto appena detto risulta evidente che non bastano più le raccolte estemporanee, le persone non si fidano di un’associazione che chiede soldi una volta, organizzando magari un grande evento, e poi si richiude in se stessa fino a che i fondi ricevuti non si saranno esauriti. È necessario organizzare una raccolta fondi duratura che significa anche mantenere un contatto costante e continuo con i donatori, significa renderli partecipi dei vostri risultati, condividere con loro i vostri successi (ma anche gli insuccessi) e creare un piano strategico che vi permetta di utilizzare al meglio le preziose risorse ottenute.

Occorre anche sottolineare che fare Fundraising non significa “elemosinare” solidarietà sotto forma di elargizioni caritatevoli, in quanto chi offre il proprio sostegno ad un’organizzazione non profit decide di fare un investimento sociale che deve risultare conveniente ed efficace. La buona riuscita di un programma di Fundraising, dunque, dipende sia da un’attenta pianificazione, supportata da forti motivazioni, sia dall’abilità comunicazionale di trasferire ai possibili sostenitori la validità della causa sociale patrocinata.

Spesso piccole associazioni, nate dagli sforzi e dai sacrifici di poche persone, a cavallo tra il loro primo e secondo anno di attività conoscono le prime serie difficoltà per vari motivi, perché alcuni dei promotori hanno abbandonato il progetto, perché i nuovi arrivati la pensano diversamente, perché non c’è chiarezza nei ruoli e perché, e questo è l’aspetto più grave, si vive alla giornata. Queste associazioni che hanno sempre contato sulla simpatia e sull’aiuto di una cerchia di conoscenti ed amici si trovano perciò a non avere idee chiare sul da farsi e mancando di progettualità iniziano a temere il futuro e questa paura genera sfiducia, frustrazione e scetticismo che a loro volta fanno venir meno le motivazioni che stavano alla base della mission dell’associazione. Per evitare questi inconvenienti è utile predisporre da subito una “cabina di regia” che permetta un approccio coordinato e costruttivo e che identifichi con precisione dove vuole arrivare l’associazione nel medio periodo (tre anni), quali sono gli step necessari e dove andrà a reperire i fondi per poterli compiere.

Soprattutto nelle fasi iniziali della nascita di un’associazione non profit è facile che i promotori diano spazio solamente alla mission e agli obiettivi filantropici per i quali essa è nata perché mossi da forti motivazioni e voglia di fare. Essi spingono per far si che, nel più breve tempo possibile, le loro ideologie e le loro credenze prendano forma concreta in progetti a sostegno dell’obiettivo aziendale.

È però, secondo me, utile soffermarsi a pensare un momento anche a come poter sostenere l’attività, perché, volenti o nolenti, presto o tardi, si arriverà a dover far i conti con il portafoglio e, in quel momento, occorrerà essere preparati o si rischierà di mandare all’aria anni di impegno e di duro lavoro e si dovrà dire purtroppo addio ad un progetto di indubbia utilità socio-culturale.

Per concludere posso affermare che il Fundraising ha a che fare con le persone, e non tanto con il chieder loro soldi, ma piuttosto con la capacità di generare rapporti duraturi che “predispongono al dono” e che insegnino alle persone quanto c’è da guadagnare a donare.

Bibliografia
Henry Rosso, fondatore della Fundraising School dell’Indiana State University, “Il Fundraising è la nobile arte di insegnare alle persone la gioia di donare.”