Nella teologia di Sopoćko, Gesù terreno e la sua vita pubblica rappresentano l’inizio “del tempo della misericordia”, che tuttora continua nella Chiesa[1]. La misericordia si espande su tutto il mondo. Tutte le grazie dei sacramenti, dei sacramentali ed i carismi sono dono e frutto dello Spirito Santo, strettamente correlate alla misericordia di Cristo, che discende sulla Chiesa e sui fedeli. 

Sin dall’ingresso del XX secolo, l’ecclesiologia accresce la «compiutezza di prospettiva con il complesso legame inseparabile della riflessione teologica»[2] che, abbracciando il ministero e la prassi ecclesiale, «costituisce la teologia della Chiesa e sulla Chiesa»[3]. Il legame «inscindibile tra esperienza di fede e riflessione teologica sostanzia in modo speciale l’ecclesiologia, attribuendo alla prassi dei credenti piena soggettività»[4]. Essa si «coniuga con le specificità di chi ha ricevuto il dono particolare della riflessione e del magistero, ma sicuramente non è da racchiudere in una receptio puramente obbedienziale di precetti o nell’indefinita vaghezza di un sensus fidelium dagli incerti contorni. La nascita tardiva del trattato De Ecclesia ha confermato la precedenza del fatto rispetto alla sua autocoscienza»[5].

Il «disegno del secolo XX che intendeva rendere ragione del passaggio, e che ha visto la storia entrare con forza nella teologia, provocando scontri ideologici, costringendo alla riflessione e al confronto in terreni aperti, in cui il magistero ecclesiale non si era mai spinto e la testimonianza dei credenti rispondeva a sfide concrete»[6].

Diremo che «il monopolio della riflessione teologica ha abbandonato l’Occidente al conflitto delle guerre mondiali, che l’hanno visto arrivare ansimante sul ciglio del proprio tramonto e affacciarsi alla coscienza dei nuovi continenti, con i loro orizzonti di senso e di patrimoni culturali, ma anche con le loro esigenze di pace»[7]. La nuova epoca storica della Chiesa «ha fatto irruzione nella filosofia, nella teologia e nella spiritualità cristiana, che hanno dovuto abbandonare le difese apologetiche e ricercare orizzonti di senso e di dialoghi nuovi»[8]. Tanto è vero che all’interno della Chiesa quel confronto ha avuto nell’evento conciliare il suo momento più alto. I vescovi «in stato di concilio hanno cominciato a dialogare con le comunità e con i singoli fedeli, con le confessioni cristiane e con altre religioni. Se gli esiti di tale slancio comunionale hanno bisogno ancora di maturazione per produrre frutti ad ogni livello, bisogna riconoscere che il secolo XX  è stato il tempo in cui il dialogo si è finalmente aperto»[9].  Sopoćko, “ansiosamente attendendo al tempo del dialogo aperto”, in occasione della conclusione solenne del Concilio Vaticano II ha scritto: 

 «Finalmente iniziamo il nuovo capitolo della storia della Chiesa, realizzando accomodata renovationis (cose adeguate del rinnovamento). Penso che sia opportuno capire meglio il significato del rinnovo e che il vero rinnovamento inizi personalmente da ognuno. Dobbiamo essere più umili, aperti al dialogo ecumenico, prepararci alle nuove sfide e alle nuove sofferenze sull’esempio di Cristo. Nella nuova epoca storica della Chiesa, appena iniziata, lasciamo lo spazio all’azione dello Spirito Santo»[10].

 In questo contesto della nuova epoca storica, la Chiesa nelle sue preghiere continua  a lodare la misericordia, considerandola come l’attribuito più grande di Dio e allarga le braccia sull’intera famiglia umana, in particolare sui poveri, i peccatori, rifugiati e perseguitati. Perciò, la costituzione dogmatica Gaudium ed Spes, sottolinea l’intima unione della Chiesa con l’intera famiglia umana. 

La Chiesa[11] è lo strumento di Dio che continua a mettere se stesso in comunione con i cristiani e che continua a condividere la vita di ogni uomo «fino alla  fine del mondo» (Mt 28,20). Creazione, incarnazione e Chiesa sono insieme la fondamentale rivelazione di Dio, cioè dell’Essere, il quale, come appare alla luce del mistero della Trinità, è vita come amore[12]. Teniamo presente che «la parola Chiesa condensa in sé, come in un punto focale, tutta la ricchezza, l’originalità, la verità della religione e dei destini umani»[13]. La Chiesa è innanzitutto presenza come comunità confessante, colei che professa la misericordia di Dio e la proclama e, così facendo, accosta gli uomini alle fonti della misericordia del Salvatore, di cui essa è depositaria e dispensatrice (cf. DM 13).

Il compito di credere e confidare nella misericordia di Cristo, di testimoniarla e viverla ogni giorno per operare come Lui, «non vale solo per il singolo cristiano, ma vale anche per la Chiesa nel complesso, che va intesa soprattutto come corpo mistico di Cristo. La Chiesa, però, non può essere considerata una specie di agenzia sociale o caritativa; vive nella storia e nel mondo nella qualità di corpo di Cristo, ed è tale come sacramento della misericordia»[14].

 Nell’ecclesiologia di Sopoćko essa viene presentata come il Chrisus totus caput et corpus[15]. Effettivamente «nei membri della Chiesa e nelle persone bisognose di aiuto, essa incontra Cristo stesso. La Chiesa, a sua volta, ha il compito primario di rendere presente nella storia e nella vita del singolo cristiano il vangelo della misericordia, che Gesù Cristo personifica, mediante la parola, il sacramento e con tutta la propria esistenza. La Chiesa, come corpo di Cristo, salvata da Gesù Cristo stesso, racchiude nel suo seno anche i peccatori e deve perciò essere continuamente purificata per diventare santa (cf. Ef 5,23-26)»[16]. 

Per questa ragione «in occasione dell’inaugurazione del Concilio Vaticano II, papa Giovanni XXIII disse che la Chiesa, allora, doveva operare soprattutto con le armi della misericordia. Giovanni Paolo II riprese quest’affermazione nell’enciclica sulla misericordia di Dio e dedicò un intero capitolo al tema della misericordia di Dio nella missione della Chiesa. Egli evidenziò che è compito della Chiesa rendere testimonianza alla misericordia di Dio»[17].

Per questo è opportuno “ascoltare” attentamente il beato Michał Sopoćko, lasciando lo spazio all’analisi della sua ecclesiologia per comprendere il concetto di Chiesa e l’attualità del suo pensiero.   

Don Gregorio - prof. sac. Grzegorz Stanislaw Lydek

 
[1] Cf. M. Sopoćko, Jezus Król Miłosierdzia, p. 164.
[2] G. Ziviani - V. Maraldi, Ecclesiologia, in G. Canobbio - P. Coda (edd.), La teologia del XX secolo - un bilancio. 2. Prospettive sistematiche, p. 287.
[3] Ibidem.
[4] Ibidem.
[5] Ibidem.
[6] Ibidem.
[7] G. Ziviani - V. Maraldi, Ecclesiologia, p. 288.
[8] Ibidem.
[9] Ibidem.
[10] Dz., q. I, p. 144.
[11] Il termine Chiesa in Sopoćko significa la “Comunità” iniziata da Gesù Cristo e unta dallo Spirito Santo, come il segno decisivo della volontà di Dio di salvare l’intera famiglia umana. La presenza di Dio che dimora tra gli uomini è espressa nella predicazione, nella vita sacramentale, nel ministero pastorale e nell’organizzazione di questa “Comunità” che consiste in una comunione di Chiese locali, su cui presiede la Chiesa di Roma: cf. M. Sopoćko, Poznajmy Boga w Jego Miłosierdziu, pp. 117-119. 
[12] Cf. L. Giussani, Tracce d’esperienza cristiana, Jaca Book, Milano 1983, p. 152. 
[13] Paulus VI, La voce della Chiesa svela l'uomo a se stesso, in Insegnamenti di Paolo VI, LEV, Città del Vaticano 1971, pp. 234-236. 
[14] W. Kasper, Misericordia, p. 233.
[15] Cf. M. Sopoćko, Jezus Król Miłosierdzia, p. 131: Poznajmy Boga  w Jego  Miłosierdziu, p. 143; Dz., q. I, p. 164.
[16]  W. Kasper, Misericordia, pp. 233-234.
[17]  W. Kasper, Misericordia, p. 237.