Nel giro di pochi mesi si voterà per le politiche nei tre paesi più importanti d'Europa. Infatti, oltre alle già previste votazioni in Francia, il cui primo turno è fissato per domenica prossima, e Germania, che si svolgeranno a settembre, a giugno ci saranno anche le elezioni in Gran Bretagna che, a dispetto di quanto ormai da tempo si sostiene, dall'Europa non è ancora formalmente uscita e continua a farne parte.

Le elezioni in Gran Bretagna erano previste nel 2020, ma stamani, di fronte all'ingresso di Downing Street, Theresa May ha annunciato alla nazione di aver deciso di anticipare il voto al prossimo 8 giugno.

Una mossa, ha sottolineato la May, che l'ha vista riluttante... ma vi è stata costretta dalla necessità di dover proteggere le decisioni del Parlamento per i prossimi negoziati con l'Europa sulla Brexit da eventuali strategie dilatorie della minoranza laburista.

C'è bisogno di una leadership forte e stabile per affrontare i negoziati, quindi è necessaria una maggioranza ben più solida dell'attuale.

In realtà, Theresa May pensa che questo sia per lei il momento migliore per ottenere il massimo dei consensi in una campagna elettorale. I sondaggi personali le sono favorevoli, l'economia non risente ancora dei problemi che l'uscita dall'Europa potranno causare ai britannici. Andando al voto dopo che inizieranno ad avere effetto le decisioni dei negoziati con possibili ripercussioni su PIL e benessere, la sua riconferma a premier avrebbe potuto essere a rischio.

Poco contano le proteste dei socialisti, già indicati come sicuri perdenti. In Gran Bretagna si voterà comunque l'8 giugno. Unica sorpresa che potrebbe fare da traino anche alle elezioni nel Regno Unito, la possibilità che il candidato della sinistra radicale in Francia, Jean-Luc Mélenchon, dopo una rimonta senza precedenti, possa riuscire a giocarsi la presidenza al secondo turno. Se poi ciò avvenisse contro un candidato come la Le Pen o Fillon, significherebbe addirittura la vittoria sicura.

Inutile fare previsioni, adesso, ma quel che è evidente è che i prossimi appuntamenti elettorali da aprile a settembre potrebbero ridisegnare lo scenario politico europeo per come lo abbiamo conosciuto negli ultimi anni, basato su una responsabilità che andava intesa unicamente come una continuità di vedute e politiche a salvaguardia esclusiva degli interessi economici di banche d'affari e multinazionali.