Impegnato a debellare la siccità, a nazionalizzare autostrade già pubbliche e a impedire i salvataggi in mare dei migranti da parte delle Ong, il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, sembra essersi dimenticato del caso Alitalia, probabilmente perché, imitando il suo capo (politico), lo aveva già contrassegnato come fatto!
I sindacati che di posti di lavoro si occupano e, di conseguenza, anche delle aziende in cui i dipendenti lavorano, sono invece alquanto perplessi sui progressi del piano di salvataggio, l'ennesimo, relativo alla compagnia di bandiera del nostro Paese.
Dopo aver presentato a fine ottobre un'offerta vincolante di acquisto di Alitalia, la cui scadenza era fissata al 31 gennaio, l’ad delle Ferrovie dello Stato, Gianfranco Battisti, fece sapere di aver chiesto una proroga di un mese, rimandando anche la presentazione del piano industriale dell’intero gruppo Fs a fine marzo.
Lo slittamento parrebbe fosse dovuto alla necessità di definire un accordo con un'altro partner che opera nel settore del trasporto aereo. Ad oggi, chi sia ufficialmente il partner che dovrebbe rilanciare, insieme alle Ferrovie, Alitalia non è ancora noto. Il più accreditato sembrerebbe quello costituito dall'abbinamento Delta Airlines e Air France-Klm, che dovrebbe acquistare il 40% di Alitalia.
Poco chiaro rimane anche il piano industriale che, in base a delle indiscrezioni, dovrebbe prevedere una flotta di un centinaio di aerei, con una riduzione di circa il 20% di quella attuale, con un numero di dipendenti che dai quasi 12mila passerebbe a circa 9-10mila.
Ancor meno chiarezza, poi, si ha su quella che dovrà essere la ripartizione delle quote tra i soci dell'azienda e quanto saranno quelle dello Stato alla fine dell'operazione, al di là di conoscere come poi dovrebbe essere tecnicamente gestita l'acquisizione.
Nel frattempo, circa la metà del prestito-ponte di 900 milioni di euro concesso dallo Stato è già stata spesa, con poco più di 500 milioni che sono ancora a disposizione di Alitalia. Sul piano dei conti le note sono invece meno negative, con il 2018 che ha visto una crescita dei ricavi del 5%, anche in relazione ad un aumento dei passeggeri, anche se il margine operativo lordo risulta negativo per 154 milioni, ma comunque in netto miglioramento rispetto al 2017, registrato in quella data a -312 milioni di euro.
Adesso, c'è da augurarsi che il ministro riprenda a lavorare "pancia a terra" anche sulla questione Alitalia che sembra ancora piuttosto lontana dal potersi definire risolta, considerando che, alle questioni societarie sopra accennate, andranno poi a sommarsi quelle legate all'occupazione. Difficile che i sindacati accettino passivamente un piano industriale con possibili tagli fino a 3mila dipendenti.