Il nord di Israele avvolto dalle fiamme. Per il governo la causa è il terrorismo
È da alcuni giorni che numerosi incendi stanno interessando il nord di Israele, ed in particolar modo i territori di Haifa e Nazareth. Incendi talmente estesi che stanno per interessare anche la Cisgiordania. Finora sono 80mila gli israeliani che sono stati evacuati ed hanno così dovuto abbandanare per motivi di sicurezza le loro abitazioni.
Quello che in altre parti del mondo sarebbe classificato come disastro naturale, in Israele invece viene definito come possibile atto di terrorismo. E, ad esser precisi, per i principali esponenti del governo israeliano è sicuramente un atto di terrorismo, tanto che si sono inventati una nuova etichetta: l'intifada degli incendi.
Tra i sostenitori della tesi, il solito ministro dell’Educazione Bennett, che è anche leader del partito Casa Ebraica, ma anche lo stesso premier Netanyahu, che ha anticipato severe punizioni a chiunque tenti di "bruciare" Israele.
Ma sono giustificabili tali accuse? Per la Polizia è ancora prematuro affermarlo. Infatti, mentre alcuni incendi sono di origine dolosa, altrettanti sono già stati accertati come di origine naturale. E non è detto che gli incendi di origine dolosa abbiano una "matrice terroristica".
Ma questo non è servito ad evitare che venissero effettuati già i primi arresti, con il capo della polizia israeliana, Roni Alsheich, che ha annunciato che quattro palestinesi residenti in Cisgiordania sono stati accusati di piromania.
Per spegnere gli incendi sono all'opera anche aerei inviati da Italia, Grecia, Cipro, Giordania, Russia, Francia e Stati Uniti, mentre anche l’Autorità Palestinese avrebbe offerto il proprio aiuto.