«Il Consiglio dei ministri ha esaminato, in via preliminare, e ha condiviso ampiamente nel merito politico, il testo di due decreti legge di imminente approvazione: il cosiddetto "decreto dignità" e quello relativo alla cessione di unità navali italiane alla Guardia Costiera libica, al fine di incrementarne la capacità operativa nelle attività di controllo e di sicurezza.»

Ieri il ministro Salvini aveva detto in un Question Time alla Camera che il prossimo Consiglio dei Ministri si sarebbe occupato di "donare" alla Libia 12 motovedette per salvare i migranti in mare... ma solo se ci fosse stato tempo per farlo.

Probabilmente tempo non ce n'è stato come dimostra il paragrafo iniziale, estratto dal comunicato stampa della Presidenza del Consiglio dove si riassumono le attività svolte nel CdM numero 7.

Ma oltre a non aver trovato il tempo per regalare delle motovedette alla Libia, il governo non lo ha trovato neppure per dare il via libera al decreto dignità. Eppure già da una decina di giorni il duplice ministro del Lavoro e dello Sviluppo, nonché vice premier, Luigi Di Maio, lo ha pubblicizzato come cosa già fatta... ed in fondo con ragione, visto che si tratta di un decreto.

Lo ha annunciato ai lavoratori precari, lo ha annunciato alle piccole imprese, lo ha sventolato come minaccia a chi promuove il gioco d'azzardo... con il decreto dignità faremo... per ora ben poco, dato che non è stato approvato.

Perché? È facile intuirlo. Ad esempio, all’abolizione dello split payment, che in passato ha portato 3,5 miliardi di gettito Iva e che è inclusa in tale provvedimento, non è possibile rinunciarvi se non si trova analoga copertura.

Quindi, se non ci sono i soldi per i provvedimenti di Di Maio, possibile che poi si trovino per quelli di Salvini che vuol regalare navi ai libici?

Ma se non si trovano per "quisquilie" come quelle sopra elencate, come sarà possibile recuperarli per la modificare la legge Fornero, il reddito di cittadinanza e la flat tax?