Lunedì mattina il sito della regione Veneto è indisponibile "a causa di un grave guasto tecnico" forse causato dagli hacker o dagli acari... vallo a sapere! Non va poi tanto meglio al sito della regione Lombardia i cui dati sul referendum consultivo per l'autonomia sono aggiornati alle ore 3 del mattino.
Partiamo allora da quest'ultimi. A quell'ora era stato "scrutinato" il 95% delle "voting nachine" (sic!) con un'affluenza di poco superiore al 37%, facendo ritenere alla regione che il risultato finale sarà intorno al 38 e il 39% per circa 3 milioni di votanti. Manco a dirlo il Sì ha ottenuto oltre il 95% dei voti.
I seggi chiudevano alle 23 ed il voto era "elettronico", come sia possibile che i dati completi non fossero già disponibili almeno entro un'ora o due dal voto, considerate eventuali verifiche, è un mistero, tanto che in molti parlano di flop... ma così è!
Invece per i dati del Veneto è necessario affidarsi alle agenzie di stampa causa la sopra citata indisponibilità del sito della regione.
In base a quanto comunicato, in Veneto, dove il referendum richiedeva il quorum del 50% più uno degli elettori per essere considerato valido, a votare è andato il 60% dei residenti che, in questo caso, hanno espresso il proprio consenso per una maggiore autonomia della regione con una percentuale del 98%.
Inutile dire dell'entusiasmo dei presidenti di regione di Lombardia e Veneto, Maroni e Zaia, che può essere riassunto in quello del segretario della Lega Matteo Salvini che, come di prassi, lo ha espresso nel seguente post su facebook
E adesso, tutti i leghisti a Roma a battere i pugni sul tavolo forti del risultato ottenuto!
Ma a cosa è servito il referendum indetto da Lombardia e Veneto oltre che a spender soldi e a fare un po' di propaganda elettorale pro Lega? A nulla! Lo ricorda il ministro dell'agricoltura, il Pd Maurizio Martina.
«Troppa falsa propaganda: si è sprecato tempo e denaro per una consultazione inutile. La Regione poteva già trattare da anni l'autonomia ma guarda caso non l'ha mai fatto, inventandosi il quesito solo a pochi mesi dal voto. Credo che saremo in tanti a condividere questa riflessione.»
La "riflessione" si riferisce alla Lombardia, ma può essere estesa tranquillamente anche al Veneto. Infatti, diverse competenze relative all'autonomia di una regione le sta discutendo con "Roma" anche la regione Emilia Romagna, senza bisogno di aver speso soldi e tempo con un referendum! Ma a Zaia e Maroni nessuno lo aveva detto?
Inoltre il ministro Martina ricorda ai due presidenti di regione leghisti che fisco e sicurezza non saranno oggetto di trattativa... i soldi delle tasse non sono trattabili! Ma allora perché lo hanno fatto questo referendum, visto che soprattutto a quei soldi Maroni e Zaia puntavano? E perché lo hanno fatto visto che qualsiasi modifica costituzionale andrebbe poi votata in Parlamento che, a fine legislatura, pensa solo a votare la legge di Bilancio per iniziare a sbaraccare con i parlamentari impegnatissimi a conservare la propria "cadrega"?
A questo bisogna poi aggiungere che neppure nel centro destra questa iniziativa è stata giudicata positivamente. Basta leggere le dichiarazioni della "capa" di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, che con Salvini, oltretutto, ha sempre avuto un'ottima intesa: «I referendum non sono stati un plebiscito ma per Fratelli d’Italia il punto è un altro e prescinde dai numeri e dalle percentuali: in una Nazione che si rispetti le riforme costituzionali si fanno tutti insieme e non a pezzi, per il bene di tutti e non per assecondare l’interesse particolare!»
Che altro aggiungere?