Ferzan Ozpetek, come una “Mina vagante” irrompe al teatro Manzoni dopo un girovagare che conferma ulteriormente il grande successo della scorsa stagione decretandolo “Campione d'incassi” con i tutto esaurito. Una breve parentesi ospitata dal 7 a domenica 11 dicembre.

Racconto brillante ma essenzialmente borghese dalle narrative che si incrociano attraverso la storia dei contenuti di una nuova letteratura che cela anche la vera storia, fatta anche di contraddizioni, nonché storia di compromessi in base alla quale si cerca di risolvere la contraddizione. Oltre una smania di trovare precedenti ammonitori, si traveste “l'epoca filosofica”, forse rifiuto da parte delle correnti culturali di una visione oggettiva della realtà industriale e la si trasla altrove piuttosto che il Salento. Perché? Forse sarebbe da precisare come gli interessi che si affacciano alla vita sociale di un epoca e di un certo contesto storico, sottintenda certezze che fra le caratteristiche essenziali di tale periodo storico, si comprometta la conversione spinosa della “Proprietà”.

Ferzan Ozpetek firma la sua prima regia teatrale mettendo in scena 
l’adattamento di uno dei suoi capolavori cinematografici MINE VAGANTI

**2 David Di Donatello **5 Nastri D’Argento **4 Globi D’Oro**Premio Speciale della Giuria al Tribeca Film Festival di New York **Ciak D’Oro come Miglior Film


Note di Ferzan OzpetekCome trasporto i sentimenti, i momenti malinconici, le risate sul palcoscenico?Questa è stata la prima domanda che mi sono posto, e che mi ha portato un po’ di ansia, quando ha cominciato a prendere corpo l’ipotesi di teatralizzare Mine vaganti. La prima volta che raccontai la storia al produttore cinematografico Domenico Procacci, lui rimase molto colpito aggiungendo entusiasta che sarebbe potuta diventare anche un ottimo testo teatrale. Poco dopo avviammo il progetto del film e chiamammo Ivan Cotroneo a collaborare alla sceneggiatura.Oggi, dietro invito di Marco Balsamo, quella prospettiva si realizza con un cast corale e un impianto che lascia intatto lo spirito della pellicola.Certo, ho dovuto lavorare per sottrazioni, lasciando quell’essenziale intrigante, attraente, umoristico. Ho tralasciato circostanze che mi piacevano tanto, ma quello che il cinema mostra, il teatro nasconde, e così ho sacrificato scene e ne ho inventate altre, anche per dare nuova linfa all’allestimento.L’ambientazione pure cambia. Ora una vicenda del genere non potrebbe reggere nel Salento, perciò l’ho ambientata in una cittadina tipo Gragnano o lì vicino. In un posto dove un coming out ancora susciterebbe scandalo. Rimane la famiglia Cantone, proprietaria di un grosso pastificio, con le sue radicate tradizioni culturali alto borghesi e un padre desideroso di lasciare in eredità la direzione dell’azienda ai due figli. Tutto precipita quando uno dei due si dichiara omosessuale, battendo sul tempo il minore tornato da Roma proprio per aprirsi ai suoi cari e vivere nella verità.Racconto storie di persone, di scelte sessuali, di fatica ad adeguarsi ad un cambiamento sociale ormai irreversibile. Qui la parte del pater familias è emblematica, oltre che drammatica e ironica allo stesso tempo.Le emozioni dei primi piani hanno ceduto il posto a punteggiatura e parole; i tre amici gay sono diventati due e ho integrato le parti con uno spettacolino per poter marcare, facendone perfino una caricatura, quelle loro caratteristiche che prima arrivavano alla gente secondo le modalità mediate dallo schermo. Il teatro può permettersi il lusso dei silenzi, ma devono essere esilaranti, altrimenti vanno riempiti con molte frasi e una modulazione forte, travolgente. A questo proposito, ho tratto spunto da personali esperienze.A teatro non ci si dovrebbe mai annoiare. Sono partito da questo per evitare che lo spettacolo fosse lento. Ho optato per un ritmo continuo, che non si ferma, anche durante il cambio delle scene. Qui c’è il merito di Luigi Ferrigno che si è inventato un gioco di movimenti con i tendaggi; anche le luci di Pasquale Mari fanno la loro parte, lo stesso per i costumi di Alessandro Lai, colorati e sgargianti.Ho realizzato una commedia che mi farebbe piacere andare a vedere a teatro, dove lo spettatore è parte integrante della messa in scena e interagisce con gli attori, che spesso recitano in platea come se fossero nella piazza del paese e verso cui guardano quando parlano. La piazza/pubblico è il cuore pulsante che scandisce i battiti della pièce.

Dal 7 all’11 dicembre 2022

7, 8 e 9 dicembre ore 20,45 - 10 dicembre ore 15,30 e 20,45
11 dicembre ore 15,30 

Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo
in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana 

presentano

FRANCESCO PANNOFINO è Vincenzo Cantone (padre di Tommaso e Antonio)
IAIA FORTE è Stefania Cantone (madre di Tommaso e Antonio)

con
SIMONA MARCHINI è la Nonna (madre di Vincenzo)

e con 
EDOARDO PURGATORI è Tommaso Cantone (fratello minore di Antonio)
CARMINE RECANO è Antonio Cantone (fratello maggiore di Tommaso)
ROBERTA ASTUTI è Alba Brunetti (socia di Tommaso)
SARAH FALANGA è Zia Luciana (sorella di Vincenzo)
MIMMA LOVOI è Teresa (cameriera di casa Cantone)
FRANCESCO MAGGI è Andrea (amico di Tommaso)
LUCA PANTINI è Marco (compagno di Tommaso)
JACOPO SORBINI è Davide (amico di Tommaso)

in

MINE VAGANTI

UNO SPETTACOLO DI
FERZAN OZPETEK

SCENE  LUIGI FERRIGNO
COSTUMI  ALESSANDRO LAI
LUCI  PASQUALE MARI


BIGLIETTI
Prestige € 35,00 - Poltronissima € 32,00 - Poltrona € 23,00 - Under 26 anni € 15,50

Per acquisto:
biglietteria del Teatro
online https://www.teatromanzoni.it/manzoni/it/acquista-online/3181319
telefonicamente 027636901
circuito Ticketone

Teatro Manzoni
Via Manzoni 42 - 20121 Milano
Tel. 02 7636901
Fax 02 76005471
Email: [email protected]


*_©Angelo Antonio Messina