La clinica universitaria Charité di Berlino, mercoledì mattina, ha comunicato di aver dimesso il paziente Alexei Navalny,  che aveva in cura dal 22 agosto scorso.

Le condizioni del paziente - riporta la nota dell'ospedale - erano migliorate tanto  da consentirgli di essere dimesso. Alexei Navalny era ricoverato da 32 giorni, di cui 24 in terapia intensiva. Sulla base dei progressi del paziente e delle attuali condizioni, i medici curanti ritengono che sia possibile un suo completo recupero, anche se è ancora troppo presto per valutare i potenziali effetti a lungo termine del suo grave avvelenamento.

A far da corollario al comunicato dello Charité, lo stesso Navalny ha pubblicato un post tramite il suo account Instagram in cui conferma di essere stato dimesso dall'ospedale, aggiungendo - non senza dimenticare di far ricorso all'ironia - quali siano le sue attuali condizioni di salute.


Ironia che lo stesso Navalny aveva utilizzato qualche ora prima per commentare, sempre tramite Instagram, la posizione del Cremlino e del presidente Putin, con quest'ultimo che continua a negare che il dissidente russo sia stato avvelenato o che, comunque, lo sia stato utilizzando un agente nervino, il Novichok, che essendo stato prodotto per uso militare durante il regime sovietico non potrebbe certo essere nella disponibilità di chiunque.

Il quotidiano francese Le Monde ha riferito che, in una telefonata con il presidente Emmanuel Macron del 14 settembre, Putin aveva parlato con disprezzo di Alexei Navalny, considerandolo un semplice piantagrane Internet che già in passato aveva simulato presunti avvelenamenti.

"Putin mi ha superato in astuzia", ​​ha scritto su Instagram Navalny, prendendo in giro il presidente russo: "Non è affatto uno sciocco. Di conseguenza, io, come uno sciocco, ho passato 18 giorni in coma, ma nonostante ciò non sono riuscito a ottenere ciò che volevo. La provocazione è fallita!"

L'Europa, e la Germania in primis, non sembrano disposte a far finta di niente in relazione all'accaduto. Pertanto, nonostante i tentativi di Putin di minimizzare la vicenda Nalvalny, l'Ue sembra intenzionata a dare una risposta al leader russo, risposta motivata anche dall'appoggio russo al regime del dittatore Lukashenko, che da quasi due mesi sta tenendo in scacco la Bielorussia.