L'inganno della Creazione e dell'Apocalissi
TACCUINO #40
Premessa: Decostruire l'Assoluto e il Racconto Mitico
«Che inganno la Creazione e l’Apocalissi! Che autoinganno il credere del credente che si fida del racconto e di ciò in cui crede! Che tremendo e terribile inganno! Come si fa? Come si può? Ma si può! E si fa! Questo è un uomo? No! Non posso dire UOMO! Non posso!».
Analisi Concettuale: Creazione e Apocalissi come Architetture del Pensiero Dualistico
La Creazione e l’Apocalissi non si limitano a rappresentare narrazioni originarie e terminali dell’essere, ma si configurano come strutture epistemiche che veicolano un pensiero dualistico radicato. La Creazione, emblema di un’origine ordinata, e l’Apocalissi, apice della disintegrazione definitiva, fungono da schemi cognitivi che organizzano il caos e l’imprevedibilità dell’esistenza in una sequenza temporale apparentemente necessaria. Questi archetipi sono funzionali alla rassicurazione ontologica dell’uomo, ma operano come dispositivi di potere che delimitano il campo dell’esperienza e della comprensione.
Attraverso la loro logica lineare, tali narrazioni impongono confini fittizi tra principio e fine, ordine e caos, rendendo impossibile concepire l’essere come un processo dinamico, privo di rigidità concettuali. Si manifesta così un tradimento dell’apertura ontologica: un ripiegamento su strutture predefinite che sacrificano la possibilità di interagire con il reale in modo autentico e non mediato.
La Soggezione al Racconto: Meccanismi di Autoinganno e Conservazione Psichica
“Ma si può! E si fa!”: questa dichiarazione cattura l’essenza dell’autoinganno umano, un atto volontario che assegna stabilità all’esistenza mediante l’adesione a narrazioni collettive. Sebbene consapevole della loro artificialità, l’uomo accetta queste costruzioni come necessarie per sopravvivere psicologicamente in un mondo percepito come caotico e imprevedibile.
L'autoinganno non è semplicemente un fenomeno individuale, ma un meccanismo sociale di regolazione. Attraverso l’interiorizzazione del racconto mitico, l’individuo si conforma a strutture che rinforzano il senso di appartenenza alla collettività. Tuttavia, questa appartenenza avviene a costo di un’offuscazione dell’individualità autentica, che si riduce a un riflesso delle narrazioni dominanti. Di conseguenza, l’essenza umana viene reificata in un simulacro, un prodotto secondario del sistema culturale.
La Denuncia Ontologica: “Questo è un uomo? No! Non posso dire UOMO!”
Il rifiuto di riconoscere l’UOMO in chi si sottomette al racconto costituisce una presa di posizione ontologica radicale. L’UOMO, scritto in maiuscolo, non è colui che accetta passivamente le narrazioni predominanti, ma chi le decostruisce, sfidando i limiti imposti dalle strutture culturali. Egli non si limita a resistere, ma agisce come co-creatore di nuovi significati, navigando territori inesplorati e assumendosi il rischio di perdere punti di riferimento stabiliti.
«È l'UOMO SOLIDO! Ecco l'UOMO SOLIDO!».
«O con l'UOMO SOLIDO, o l'uomo liquido! Con o contro!».
L’autenticità dell’UOMO risiede nella sua capacità di abbracciare la fluidità dell’essere, rifiutando la tentazione di cercare risposte definitive. Questa prospettiva supera l’ontologia tradizionale, proponendo una visione dell’esistenza come continuum aperto, in cui il significato è continuamente ricostruito.
Spunti di Approfondimento Filosofico e Interdisciplinare
1. Epistemologia del Racconto: quali sono le implicazioni filosofiche e sociali del credere in narrazioni totalizzanti? Come tali strutture influenzano il pensiero critico e l’autonomia individuale?
- Approcci epistemologici possono includere l’analisi comparativa di narrazioni religiose, mitologiche e scientifiche, esplorando il loro ruolo nel modellare la percezione della realtà e nel limitare alternative cognitive.
2. Superamento della Dualità: è possibile concepire un pensiero che non separi Creazione e Apocalissi, principio e fine, ma li integri in una visione olistica e multidimensionale?
- Questa indagine potrebbe trarre ispirazione dalla fisica contemporanea, dalle filosofie orientali e dalle neuroscienze, proponendo una nuova ontologia basata sull’interconnessione e sulla ricorsività.
3. Ridefinizione dell’UOMO Autentico: quali strumenti teorici e pratici sono necessari per ridefinire l’essere umano al di là delle categorie tradizionali?
- La fenomenologia, le scienze cognitive e la biologia evolutiva offrono un terreno interdisciplinare per esplorare l’autenticità dell’esperienza umana, andando oltre i limiti imposti dalle narrazioni consolidate.
Conclusione: Il Coraggio di Guardare Oltre
Il presente taccuino sottolinea come le narrazioni mitiche della Creazione e dell’Apocalissi non siano meri racconti, ma dispositivi epistemologici e sociali che limitano la possibilità di un’esperienza autentica. L’abbandono di tali strutture rappresenta un atto di coraggio, una sfida a esplorare l’incertezza dell’essere senza affidarsi a rassicurazioni precostituite.
L’UOMO autentico si pone come agente trasformativo, rifiutando la passività del riflesso culturale per abbracciare una partecipazione attiva alla costruzione del significato.
Questa ricerca richiede una decostruzione continua delle categorie concettuali e un’apertura verso l’incommensurabile. Solo così è possibile rivelare nuove possibilità per il conoscere e l’essere, superando i confini della narrazione tradizionale e accedendo a una comprensione più profonda e fluida della realtà.