Questa l'analisi del voto delle amministrative del 3 e 4 ottobre da parte di Matteo Renzi:

  1. I sovranisti hanno straperso. Sia quelli di destra (Lega e Fratelli d’Italia) sia quelli che volevano sembrare di sinistra (i Cinque Stelle).
  2. Conte funziona per la bolla dei social, ma nelle urne il suo effetto sulle amministrative è stato più negativo che neutro, come si vede da Milano fino al più piccolo dei comuni. Per i Cinque Stelle una sconfitta letale: come dico da tempo, non arriveranno al 2023.
  3. Salvini ha compiuto un errore incredibile nell’inseguire la Meloni anziché seguire Draghi. Mario Draghi sta cambiando anche la politica, Salvini sembra non averlo capito.
  4. I cittadini che hanno conosciuto le amministrazioni dei Cinque Stelle scappano a gambe levate: si vedano gli esempi di Torino e Roma. Se li conosci, non li voti più.
  5. Il Pd liberato dall’abbraccio dei Cinque Stelle vince. Altro che Conte o morte. Se il Pd è riformista se la gioca, se il Pd insegue i populisti perde. La crisi di gennaio ha salvato l’Italia ma ha salvato anche il Pd.
  6. L’area riformista (dai moderati che non vogliono Salvini e Meloni, fino ai democratici che non vogliono morire grillini) è FORTISSIMA. Sia dove vinciamo, sia dove facciamo testimonianza, i risultati sono molto buoni. E questo è fondamentale in vista del 2023.

In questo quadro, il risultato di Italia Viva è incredibilmente superiore alle nostre aspettative. Eleggiamo sindaci iscritti al partito in tutta Italia, siamo determinanti in moltissimi comuni, abbiamo un numero impressionante di consiglieri e assessori. Laddove c’erano le liste riformiste, i candidati di Italia Viva sono campioni di preferenze (da Milano a Roma a Napoli). In tutta la campagna elettorale i Cinque Stelle e Conte dicevano: "non preoccupatevi di Renzi, ha solo l’1%". Che dire: con l’1% abbiamo preso più consiglieri comunali di loro. Italia Viva è viva. I Cinque Stelle no. Evviva l’1%! A forza di sottovalutarci ci fanno bene. Adesso dobbiamo costruire un’area vasta di riformisti e liberali, tutti insieme.

Adesso, grazie a Renzi, sappiamo che a vincere le ultime elezioni amministrative è stata Italia Viva. Questo è quanto ci ha rivelato oggi il grande statista di Rignano sull'Arno, amena località del contado fiorentino adesso conosciuta nel mondo non solo per la fiera del bestiame (e della chianina) ma anche per avergli dato i natali.

Come tutto ciò sia stato possibile senza che il simbolo del suo partito comparisse sulle liste elettorali è un mistero, ma evidentemente non per Renzi che non ha ritenuto opportuno spiegarcelo.

I candidati di Italia Viva sono campioni di preferenze da Milano a Roma a Napoli... dice lui. E allora andiamo a vedere, almeno in quelle città, se vi era un simbolo che identificasse la presenza del partito di Renzi. Qualcuno lo ha trovato? No, perché non esiste. Evidentemente, i candidati renziani talmente fieri di farsi riconoscere come tali hanno accuratamente evitato di presentarsi sotto il simbolo di Italia Viva. In pratica dopo essere stati eletti ad insaputa degli elettori, i consiglieri renziani si sono tolti il travestimento e... oplà, sono diventati il simbolo del trionfo di Matteo.

Inoltre, per Renzi, l'importante è che i 5 Stelle siano stati sconfitti, perché questo dimostrerebbe che "il Pd se insegue i populisti perde": la crisi di gennaio - ha ripetuto Renzi - ha salvato l’Italia ma ha salvato anche il Pd.  

In base a quali calcoli aritmetici l'artefice del rinascimento saudita possa fare tali affermazioni, anche in questo caso, non lo ha spiegato, pertanto non è possibile comprendere come sia arrivato a tale conclusione. Infatti, a Bologna e Napoli, dove Partito Democratico e 5 Stelle hanno corso assieme, la coalizione ha stravinto e, probabilmente, sarebbe accaduto lo stesso se a Roma il PD avesse appoggiato la Raggi o la Raggi avesse fatto un passo indietro. Anche a Torino se Pd e pentastellati avessero espresso un unico candidato avrebbero vinto al primo turno. 

Ma queste considerazioni così banali non possono essere all'altezza dell'acume di uno statista del livello di Renzi il cui agire, a ben vedere, è però spiegabile banalmente con il fatto che fare politica, per lui, corrisponda a fregare (politicamente, s'intende) il prossimo, chiunque sia (elettori, compagni di partito, alleati), per poi poter andare in elicottero in vacanza nella penisola sorrentina alloggiando in alberghi a 5 stelle, promuovere i propri libri dove si auspica la sofferenza per i giovani con al polso un orologio da 30mila euro, comprarsi la villa a Firenze da un milione di euro...

Finora gli è andata bene e, per tale motivo, Renzi pensa debba sentirsi autorizzato nel continuare a farlo. Qualcuno gli ricordi che è arrivato al 2% dei consensi e che, anche stravolgendo la realtà, il 2% rimarrà tale... o addirittura potrebbe diminuire ulteriormente. In quel caso, però, non sarebbe un male.