Il sacramento del matrimonio crea la comunione profonda con Dio che si realizza anzitutto nel patto coniugale. San Giovanni Paolo II affermò nel suo magistero però, che dal patto deriva uno stato permanente. Perciò chi è sposato, è sposato per sempre e solo la morte di uno dei coniugi scioglie il vincolo coniugale. Lo stesso avviene per il battezzato, oppure per chi è ordinato presbitero, il sacramento è per sempre. Dal resto questa dottrina è sempre stata proposta dalla Chiesa. C’è da notare che in questi ultimi tempi si sta intraprendendo la strada verso una riflessione rinnovata sullo stato matrimoniale. Essa rileva che nello stato matrimoniale si trova non solo la permanenza di un vincolo, ma anche la permanenza del “sacramento” perché il matrimonio è un “sacramento permanente”. Per capire cosa sia un “sacramento permanente”, secondo san Giovanni Paolo II, occorre di nuovo riferirsi all’esempio della eucaristia, che è sicuramente un sacramento permanente. Infatti, per esempio, le specie consacrate, fin quando sussistono, non racchiudono solo la presenza vera e reale di Cristo, ma per coloro che in qualche modo vi si accostano, sono un vero e “autentico sacramento”, cioè un segno efficace di grazia e di misericordia. Il sacramento è per quanti si accostano “fisicamente” alla santa comunione. Il sacramento dell’eucaristia, però, non lo si riceve solo durante la Santa Messa, ma anche al di fuori. Pensiamo a coloro che si accostano “spiritualmente” nella santa comunione, in modo diverso, ma non meno vero.

L’adorazione dell’eucaristia, la visita al SS. Sacramento, la processione del Corpus Domini ecc., sono i gesti di adorazione e di culto a Cristo - lo Sposo della Chiesa che è presente realmente e veramente. Essi sono anche i gesti sacramentali, sacramentalmente efficaci, in un modo loro proprio, per coloro che li compiono o vi partecipano. Valore sacramentale assume in questa luce anche per esempio la processione eucaristica.[1] Potremmo affermare che grazie a questi gesti sacramentali «la coppia degli sposi (…) riconosce e accoglie il dono della presenza di Gesù».[2] Potrebbe sorge una domanda: si potrebbe dire che a somiglianza dell’eucaristia il matrimonio è un “sacramento permanente”? Il problema si pone nella catechesi attuale a partire da un testo di Pio XI nell’enciclica Casti Connubi.[3] Osserviamo che la qualifica di “permanente” si riferisce non allo stato coniugale, che è stabile e indissolubile, ma proprio all’aspetto sacramentale. Perché ci sia un sacramento è necessario che ci siano il segno, il ministro, il soggetto. Dunque, poiché tutti e tre questi aspetti si realizzano negli sposi, ne consegue che il sacramento del matrimonio “permane”, e permane proprio come segno efficace di grazia e di misericordia. Di conseguenza gli sposi possono rivivere la realizzazione sacramentale del matrimonio, con la produzione efficace degli effetti di grazia, così come le specie eucaristiche consacrate diventano sacramento per chi le riceve.[4]

Sia chiaro: il matrimonio come sacramento permanente non produce effetti sul vincolo matrimoniale, e quindi sullo stato coniugale, in quanto tali, perché vincolo e stato furono già adeguatamente realizzati dal sacramento-patto. Il matrimonio come sacramento sponsale e permanente agisce solo sugli effetti della grazia. Nel tentativo di specificare quali atti sono per una realizzazione sacramentale del matrimonio come sacramento “permanente”, dobbiamo dare alcune ultime indicazioni:

La prima: deve trattarsi di atti liberi e consapevoli, perché solo così si pone un atto umano di amore coniugale.

1.    La seconda: deve trattarsi di atti eticamente onesti e compiuti in grazia di Dio, perché senza grazia di Dio il sacramento del matrimonio non produce grazia.

2.    La terza:  deve trattarsi di atti vicendevoli di amore coniugale, perché il segno coniugale sta nell’amore sponsale. In altre parole «la reciprocità è “legge” fondamentale della tenerezza coniugale, così come essa caratterizza la vita trinitaria».[5] Ovviamente non soltanto gli atti di amplesso, ma tutti gli atti di amore come il bacio, le tenerezze, lo sguardo ecc. richiedono dai coniugi la reciprocità.

Insieme a san Giovanni Paolo II sosteniamo, però, che gli atti possono essere attuazione del sacramento permanente quando realizzano le condizioni per una fruttuosa recezione del sacramento sponsale. Gli atti vicendevoli di amore coniugale a queste condizioni diventano atti veramente sacramentali, così come veramente sacramentale è, a certe condizioni, l’uso del SS. Sacramento anche al di fuori della Messa.[6]

sac. dott. Gregorio Lydek - ks. prof. dr Grzegorz Lydek

[1]Cf. G. Oggioni, Catechesi sul matrimonio e sulla famiglia, op. cit., p. 37.
[2]R. Bonetti, In famiglia la fede fa la differenza, op. cit., p. 15.
[3]Pio XI, Casti Connubi - enciclica di san Pio XI del matrimonio cristiano (31 dicembre 1930), Ed. Gregoriana, Padova 1932. Notiamo che in questa enciclica, papa Pio XI volle ratificare quanto cinquant’anni prima aveva affermato Leone XIII nell’enciclica Arcanum Divinaes sulla dignità e sacralità del matrimonio cristiano. In primo luogo il Pontefice volle esprimere il suo dissenso verso l'ampia immoralità sessuale che si andava diffondendo e soprattutto verso chi, in nome di tale immoralità, osava vanificare la santità e l'indissolubilità del connubio matrimoniale. Ribadì che i primi doveri degli sposi devono essere la reciproca fedeltà, il mutuo e caritatevole amore e la retta e cristiana educazione della prole. Il papa, inoltre, condannò tutte le leggi eugenetiche, allora molto in voga, che miravano a impedire il matrimonio e la procreazione da parte di individui ritenuti “inadatti”. La famiglia infatti è “più santa dello Stato”. Infine, Pio XI dichiarò moralmente illecita l’interruzione di gravidanza mediante aborto e, all’interno delle relazioni coniugali, ogni rimedio per evitare la procreazione: cf. ibidem.
[4]Cf. G. Oggioni, Catechesi sul matrimonio e sulla famiglia, op. cit., pp. 38-39.
[5]C. Ghidelli, Spiritualità familiare - famiglia cristiana tra utopia e realtà, op. cit., p. 39.
[6]Cf. G. Oggioni, Catechesi sul matrimonio e sulla famiglia, op. cit., p. 40.