"La riforma dell'autonomia è da varare il prima possibile. Io resto ancora ferma su quella che è la bontà del progetto delle autonomie. L'autonomia differenziata è una grandissima occasione per tutte le Regioni".

Questo è quello che il ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Erika Stefani, diceva alla vigilia del nuovo vertice sulle Autonomie di questo giovedì.

Il vertice si è tenuto in mattinata e oltre ai problemi che i 5 Stelle avevano avanzato la volta scorsa in relazione all'istruzione, la cui competenza per la Lega dovrebbe in futuro essere affidata alle sole regioni, stavolta si è aggiunto il nodo sulle gabbie salariali, traducibile in questi termini: chi lavora al nord deve guadagnare di più di chi fa lo stesso lavoro al sud.

I 5 Stelle hanno bocciato la proposta come inaccettabile: "Una simile proposta spaccherebbe il Paese e la consideriamo discriminatoria e razzista, perché impedirebbe ai giovani di emanciparsi, alle famiglie di mandare i figli a studiare in altre università. Diventerebbe difficile e costoso anche prendere un treno da Roma e Milano. Le gabbie salariali furono abolite nel '72. Reintrodurle significherebbe riportare l'Italia indietro di mezzo secolo. Follia pura".

Ma la Stefani non ci sta. Quelle proposte della Lega non sono gabbie salariali, ma "incentivi", previsti nei contratti integrativi. Per la leghista, in sostanza, basta cambiare il nome ed il gioco è fatto.

Non solo. Per la Stefani, in questo modo non si discriminerebbe il mezzogiorno, ma si valorizzerebbero e responsabilizzerebbero i territori, e se poi questi sono a nord... pazienza!

"Nessuna gabbia salariale, ma strumenti previsti nei contratti integrativi – ha spiegato la ministra – per incentivare la permanenza nel territorio e dare continuità all'offerta formativa. Incentivi, ad esempio, per aiutare a pagare l'affitto in una città come Milano ed evitare che il personale vincitore di concorso sia indotto a chiedere di riavvicinarsi a casa".

Comunque, i 5 Stelle non sono d'accordo e anche questo vertice di maggioranza sulle autonomie si è concluso con un nulla di fatto.

Sempre, ovviamente, a dimostrazione della reale compattezza che caratterizza il Governo del cambiamento.