Annegate circa la metà delle 300 persone naufragate il 25 luglio al largo della Libia
Mentre a Lampedusa nella notte vi sono stati altri 2 sbarchi autonomi - a bordo di due piccole imbarcazioni in legno sono arrivate prima 15 persone, con 2 donne e un minore, e poi 21 persone con 5 uomini, 5 donne e 11 bambini - con il supporto della Guardia di Finanza che ha individuato i natanti a circa 2 miglia dalla costa, questo giovedì si sono purtroppo verificati due naufragi al largo delle coste libiche.
Circa 300 le persone coinvolte. Purtroppo, anche se le informazioni sono al momento parziali, le due barche che fuggivano dalla Libia si sarebbero capovolte all'altezza di Khoms, porto ad oltre un centinaio di chilometri ad est di Tripoli.
Oltre 130 dei migranti che erano a bordo sono stati tratti in salvo da un peschereccio. Le altre persone sono in parte disperse e in parte i loro corpi - almeno 70 secondo un testimone - galleggerebbero in mare.
Questo è accaduto, mentre nessuna nave appartenente ad una Ong sta pattugliando il Mediterraneo centrale. La Ocean Viking di Sos Mediterranee e MSF è in queste ore ad un giorno di navigazione dallo stretto di Gibilterra.
Per Save the Children, secondo Raffaela Milano Direttrice Programmi Italia, questa «ennesima tragedia del mare avvenuta nelle scorse ore non può che metterci di fronte alle nostre responsabilità. La morte di centinaia di uomini donne e bambini è lo specchio dell'incapacità di gestire il fenomeno migratorio.
Salvare vite umane deve essere la preoccupazione principale degli Stati Membri dell'UE. È inoltre indispensabile che la comunità internazionale, e in primo luogo l'Europa, moltiplichi gli sforzi per realizzare vie di accesso sicure dalle aree di crisi o di transito, per evitare che decine di migliaia di persone continuino a vedersi costrette ad affidarsi ai trafficanti, mettendo in serio pericolo la propria vita, per attraversare il Mar Mediterraneo, come questa ennesima tragedia ci ha purtroppo dimostrato».
Queste stragi, è sicuro, in futuro finiranno sui libri di storia. Noi finiremo sui libri di storia. Il guaio è che sono alte le probabilità che tutti noi, anche quelli che sono contrari alle scelte scellerate del Governo italiano e dell'Europa (non vanno dimenticate anche le sue responsabilità), finiremo per passare come coloro che hanno lasciato affogare la gente in mare, senza cercare di salvarla. E forse non è neppure sbagliato, perché adesso indignarsi non basta più.