Mercoledì, il ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, Ha informato il Senato sui tragici eventi accaduti in Congo lo scorso 22 febbraio.

«Ho immediatamente chiesto  - ha dichiarato Di Maio - al PAM a Roma e alle Nazioni Unite, interessando direttamente il segretario generale Guterres, di fornire un rapporto dettagliato sull'attacco al convoglio del Programma alimentare mondiale. Il Vice Segretario generale per le operazioni di pace delle Nazioni Unite, Jean-Pierre Lacroix, ha annunciato lo stesso lunedì l'avvio di un'indagine da parte di Monusco, la missione ONU in Repubblica Democratica del Congo. Ho anche chiesto al Segretario generale della Farnesina, Belloni, di restare in contatto costante con il direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale per avere notizie sulla dinamica di quanto accaduto.Dal Programma alimentare mondiale ci attendiamo l'invio di un approfondito rapporto con ogni utile elemento relativo al programma della visita e le misure di sicurezze adottate a salvaguardia della delegazione. Al PAM e all'ONU abbiamo chiesto formalmente l'apertura di un'inchiesta che chiarisca l'accaduto, le motivazioni alla base del dispositivo di sicurezza utilizzato e in capo a chi fossero le responsabilità di quelle decisioni. Abbiamo anche spiegato che ci aspettiamo, nel minor tempo possibile, risposte chiare ed esaustive».


Così Di Maio ha ricostruito l'accaduto:

«La mattina del 22 febbraio, tra le ore 10 e 11 locali, il convoglio del Programma alimentare mondiale su cui viaggiavano l'ambasciatore e il carabiniere è stato attaccato da uomini dotati di armi leggere, verosimilmente presso Kibumba, a circa 25 chilometri da Goma, nel Governatorato di Kivu Nord, mentre percorreva la strada N2 in direzione di Rutshuru. Come detto, l'ambasciatore era arrivato a Goma venerdì 19 con un aereo della missione ONU Monusco. In base alle prime ricostruzioni, che devono essere sottoposte al vaglio degli inquirenti, la prima autovettura del convoglio del PAM, su cui viaggiavano le vittime, sarebbe stata oggetto di colpi di arma da fuoco. Del convoglio facevano parte, oltre all'ambasciatore e al carabiniere, anche cinque membri del PAM, tra cui il vice direttore per il Congo, Rocco Leone. Il convoglio è stato attaccato alle ore 10,15 all'altezza del villaggio di Kanya Mahoro, nei pressi di una località che viene denominata «Tre Antenne». Il gruppo, formato da sei elementi, avrebbe costretto i mezzi a fermarsi ponendo ostacoli sulla strada e sparando alcuni colpi di armi leggere in aria.Questa ipotesi potrebbe essere avvalorata anche dal contenuto di un video nel quale si intravedono le fasi iniziali dell'evento con gli spari degli aggressori e la gente che getta a terra moto e biciclette con tutto il carico per allontanarsi. Il governatore del Nord Kivu ha confermato che i sei assalitori, dopo aver sparato colpi in aria e bloccato il convoglio, hanno ordinato ai passeggeri di scendere dai veicoli. Il rumore degli spari ha allertato i soldati delle forze armate congolesi e i ranger del parco Virunga che, trovandosi a meno di un chilometro di distanza, si sono diretti verso il luogo dell'evento. Il governatore ha aggiunto che, per costringere le loro vittime a lasciare la strada ed entrare nella boscaglia, gli assalitori hanno ucciso l'autista del PAM. In base alle prime ricostruzioni, gli assalitori avrebbero, poi, condotto il resto dei membri nella foresta. Poco distante dal luogo dell'evento era presente una pattuglia di ranger dell'Istituto congolese per la conservazione della natura, di stanza presso il vicino Parco nazionale dei Virunga, e un'unità dell'esercito, che avrebbero cercato di recuperare i membri del convoglio.Nelle fasi immediatamente successive, secondo quanto dichiarato dal Ministero dell'interno congolese, nel momento in cui la pattuglia di ranger ha intimato agli assalitori di abbassare le armi o semplicemente ha mostrato le armi al seguito, questi ultimi avrebbero aperto il fuoco contro il militare dell'Arma dei carabinieri, uccidendolo, e contro l'ambasciatore italiano, ferendolo gravemente. La pattuglia di ranger e l'unità dell'esercito successivamente avrebbero evacuato l'ambasciatore italiano presso l'ospedale Monusco di Goma, dove sarebbe avvenuto il decesso a causa delle ferite riportate nell'attacco.Al riguardo, si specifica inoltre che il responsabile del convoglio avrebbe negoziato con gli assalitori per allontanarsi dall'area e portare i feriti in una zona sicura.Qui si fermano le informazioni fino ad ora raccolte e che andranno naturalmente verificate dalle indagini in corso da parte della procura di Roma.»

In conclusione, dopo aver ricordato il lavoro svolto dall'ambasciatore Attanasio, Di Maio ha parlato di Africa:

«Ai nostri caduti dobbiamo, prima di tutto, la verità, ma il miglior modo di onorare la memoria di Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci è anche continuare a rafforzare la nostra attenzione politica nei confronti di quel continente nel quale Luca credeva fortemente con passione e dedizione. All'Africa aveva dedicato gran parte della sua carriera diplomatica e anche il suo personale impegno a sostegno dei più deboli con le attività di volontariato promosse attraverso l'ONG MAMA Sofia, fondata proprio a Kinshasa dalla moglie Zakia. Una politica che rimetta l'Africa al centro dell'attenzione diplomatica italiana, europea e internazionale è l'impegno in cui credeva Luca e in cui crediamo. Quel continente è attraversato da conflitti endemici e necessita di un accresciuto impegno internazionale per giungere a una pacificazione e a una stabilizzazione duratura, ma è anche un continente giovane e ricco di opportunità e di talenti, accomunato a noi da interessi reciproci e da una comune ricerca di uno sviluppo che tenga conto della dimensione dell'inclusione sociale. È una nuova grammatica nel rapporto Europa-Africa che abbiamo promosso nei mesi scorsi con la presentazione del partenariato con l'Africa, un documento strategico sul continente con un approccio globale, dai rapporti politici al piano securitario, dalle relazioni economico-commerciali alla cooperazione scientifica e culturale, sino al rafforzamento dei rapporti tra i popoli e le società civili. Nel continente africano emergono, infatti, con evidenza più che altrove le stesse interconnessioni tra sostenibilità, pace, lotta al terrorismo, alla criminalità, ai traffici illeciti, sviluppo, progresso, flussi di migranti, rifugiati e cambiamenti climatici. Anche rafforzando questo approccio e investendo sempre più nel nostro capitale umano e nella nostra rete all'estero, tenendo anche conto della speciale posizione geopolitica dell'Italia al centro del Mediterraneo e della tradizionale propensione italiana al dialogo con l'Africa, potremo onorare la drammatica testimonianza di Luca e Vittorio, un'eredità politica e umana a beneficio delle generazioni future di Europa e Africa».