Nelle prime ore di giovedì, una task force congiunta di forze dell'ordine italiane e Interpol ha eseguito un blitz in un appartamento di via Cardinal G. Francesco di Gambara a Bagnaia, frazione di Viterbo, che ha portato all'arresto del 39enne Baris Boyun, presunto capo della mafia turca. Boyun, uno degli uomini più ricercati da Ankara, che comunque era già agli arresti domiciliari e piantonato per precedenti accuse.
L'operazione, coordinata dalla Procura di Milano, ha portato all'arresto di 18 persone di origine turca residenti in Italia, Svizzera, Germania e Turchia, smantellando così una rete criminale transnazionale. Le accuse mosse contro Boyun e gli altri indagati comprendono associazione per delinquere, banda armata con finalità di terrorismo, attentato terroristico, omicidio, traffico internazionale di stupefacenti e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
Boyun era stato precedentemente arrestato a Rimini nel 2022 su mandato di cattura internazionale emesso dal governo turco per omicidio, minacce, lesioni, associazione a delinquere e violazione sulla legge sul possesso di armi. Dopo il suo arresto, Boyun aveva dichiarato di essere un perseguitato politico di origini curde e aveva chiesto protezione internazionale all'Italia. La richiesta di estradizione da parte della Turchia era stata rigettata dal tribunale di Bologna e dalla Corte di Cassazione.
L'indagine che ha portato al recente arresto si basa in gran parte su intercettazioni ambientali registrate nella sua abitazione, dove Boyun avrebbe organizzato varie attività illegali, tra cui tratta di esseri umani e di armi, nonché l'organizzazione di attentati e omicidi in Turchia e in Germania contro gruppi criminali rivali e membri delle istituzioni turche.