Decreto Legge 14 gennaio 2023, n. 5 ovvero come la Meloni prende per il... naso gli italiani
Visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione; Vista la legge 24 dicembre 2007, n. 244, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008)»; Visto il decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 maggio 2022, n. 51, recante «Misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina»; Considerata la necessità e l'urgenza di fronteggiare la situazione di eccezionale instabilità dei prezzi dei beni di largo consumo, derivante dall'andamento dei costi dei prodotti energetici e delle materie prime sui mercati internazionali; Ritenuta la straordinaria necessità e l'urgenza di adottare misure per contenere gli effetti derivanti dall'aumento del costo dei carburanti; Considerata la necessità e l'urgenza di introdurre specifiche disposizioni al fine di garantire la trasparenza dei prezzi dei carburanti e di diffondere il consumo consapevole e informato; Ritenuta la straordinaria necessità e l'urgenza di rafforzare i poteri del Garante per la sorveglianza dei prezzi; Viste le deliberazioni del Consiglio dei ministri, adottate nelle riunioni del 10 e del 12 gennaio 2023; Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, del Ministro dell'economia e delle finanze e del Ministro delle imprese e del made in Italy...
Quello sopra riportato è l'involontariamente comico incipit del decreto legge del 14 gennaio 2023 con le "disposizioni urgenti in materia di trasparenza dei prezzi dei carburanti e di rafforzamento dei poteri di controllo del Garante per la sorveglianza dei prezzi, nonche' di sostegno per la fruizione del trasporto pubblico", pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale.
In base a quanto si legge nei preliminari del dl, la premier Meloni imputa l'aumeto dei prezzi del carburante a qualsiasi causa le sia venuta in mente al momento, fuorché a quella vera: l'aver reintrodotto le accise sospese dal governo Draghi.
Ma non contenta di deridere se stessa e gli italiani che la applaudono, la presidente del Consiglio, si è pure intestata il merito di aver licenziato questo decreto che, a suo dire, risolverebbe il problema.
In che modo? Nel far sapere ai consumatori il prezzo medio dei carburanti, su base regionale... almeno questo è quanto era scritto nella prima bozza del decreto.
Nella seconda, dopo le revisioni resesi necessarie a seguito del malumore registrato anche nel proprio elettorato, la Meloni vi ha aggiunto l'accisa mobile, con il taglio [delle accise] che "può essere adottato se il prezzo aumenta, sulla media del precedente bimestre, rispetto al valore di riferimento, espresso in euro, indicato nell'ultimo Def". Il decreto tiene anche conto "dell'eventuale diminuzione" nella media del quadrimestre precedente.
In pratica, gli italiani pagheranno di più i carburanti e l'eventuale maggiore introito "potrà" essere destinato a ridurre le accise. Quindi, prima gli aumenti, con conseguente rialzo dell'inflazione - problema che solo in pochi sembrano considerare - e poi, solo poi, le accise, forse, potranno essere ridotte.