I Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno della politica italiana
In questo agosto così caldo, sotto tutti i punti di vista, al caldo meteorologico africano, ad un territorio boschivo incontrollato che brucia ad opera di piromani ed incendiari, si aggiungono un rave party, dove migliaia di persone si radunano, senza alcun rispetto delle norme anti-Covid, in barba alla ministra dell’Interno che soprassiede dal far rispettare la legge, un flusso oramai senza controllo di migranti che sbarcano sulle nostre coste, con la benedizione del Sig. Letta.
E per non farci mancare nulla, a tutto questo si aggiunge un paese, l’Afghanistan, che in dieci giorni cade in mano ai talebani, in barba ai milioni e milioni di euro e dollari investiti e ai molti militari caduti o feriti in modo grave per fronteggiare la rinascita di uno Stato terroristico di matrice fondamentalista islamica.
Al contrario, sul fronte politico italiano, in questo agosto regna la nullità che purtroppo avanza senza remore e senza vergogna.
Ed in particolare sto parlando del trio stellato Grillo, Conte e Di Maio.
Questi personaggi somigliano tanto ai tre personaggi di una serie di novelle scritte nel XVII Secolo da Giulio Cesare Croce, poi raccontati in un film del 1984 di Mario Monicelli: Bertoldo (Ugo Tognazzi), Bertoldino (Maurizio Nichetti) e Cacasenno.
Bertoldo dei tre personaggi è quello più astuto, nella sua grossezza contadina, e lo assimilo tanto a Beppe Grillo che dall’avventura politica sta sicuramente traendo un grosso profitto economico. Dapprima comico di talento, si trasformò in una specie di guru ecologista ed infine in promotore di un movimento populista ed antipolitico. Il tutto per fin di bene? No, i contadini hanno le scarpe grosse ma il cervello fino, recita il proverbio ed a Beppe dell’Italia e dei suoi cittadini non interessa granché, molto di più il suo conto corrente ed il patrimonio.
Bertoldino non aveva certo l’astuzia del padre, tutt’altro, ma per lo meno, crescendo si fece leggermente più scaltro e come non riconoscere in questo personaggio quel parvenu di Luigi Di Maio che ricopre ruoli di rilievo ministeriale senza esserne minimamente all’altezza. Per lo meno, in questi anni dove di brutte figure ne ha fatte davvero tante, ha imparato a rimanere nascosto in trincea per evitarne altre gravi.
L’ultimo personaggio della triade, il meno dotato di tutti di cervello, Cacasenno, come non pensare all’ex premier Giuseppe Conte, l’uomo che cento ne dice ma nessuna ne mantiene.
Solo un Cacasenno infatti può fare un uscita come quella di trattare con il governo dei Talebani, cosa che ha per un momento fatto calare il silenzio a livello mondiale, per la sproporzionata e deleteria trovata di questo uomo che ci ha governato, con effetti devastanti in termini di vite umane, a causa di una gestione disgraziata della pandemia, ed in termini di economia nazionale.
Una sparata cosmica che anche i suoi compagni hanno dovuto immediatamente silenziare.
Tra l’altro chi manderemmo a trattare con i Talebani, Bertoldino, pardon, Luigi Di Maio che probabilmente non sa neanche dove si trova l’Afghanistan, visto che non sa neanche quali sono e dove si trovano le provincie italiane?
Ora io mi auguro che gli italiani in questi anni si siano resi conto che la politica non è qualcosa che si improvvisa, la politica è fatica nella costruzione di un progetto. Il Movimento 5 Stelle vinse facilmente allora perché da un lato invitò a distruggere il sistema e dall’altro promise un reddito facile per tutti gli amici.
Vista la situazione in cui ci hanno lasciato sia a livello economico, sia a livello di libertà e di diritti, mi auguro vivamente che gli italiani li cacceranno, alle prossime elezioni politiche, a furor di popolo.
L’Italia ha bisogno di un cambio nei vertici politici dei partiti e nella mentalità degli uomini che la vogliono praticare. Ci vogliono persone capaci, preparate, che antepongano l’interesse pubblico a quello personale o di gruppo, affidabili, serie e giovani. La politica non deve più essere solo capacità di imbonire con la parola il pubblico ma deve essere un sedersi al tavolo e costruire un nuovo sistema Italia.
La politica è l’arte più nobile ed è quella che si mette al servizio degli altri, non sempre si riesce ad indovinare la strada migliore, ma certamente se ci si affida a persone che non hanno la benché minima competenza si fa la fine del navigante che non conosce la rotta per cui nessun porto è quello giusto.