La Federal Trade Commission (FTC) degli Stati Uniti e 17 procuratori generali di altrettanti Stati americani hanno citato in giudizio Amazon, accusando l'azienda di aver messo in atto politiche anticoncorrenziali (e illegali) in modo da creare e gestire un vero e proprio monopolio nel settore delle vendite online.
Secondo l'accusa, quanto messo in atto da Amazon non permetterebbe ai propri rivali di competere equamente, impedendo, ad esempio, a chi operi sulla sua piattaforma di vendere i propri prodotti a prezzi inferiori su altri siti di e-commerce.
Le politiche protezioniste di Amazon, oltre a mettere in difficoltà i commercianti e ad eliminare la concorrenza di altri competitor, finirebbero tra l'altro anche per causare un rialzo dei prezzi dei prodotti, con un conseguente danno per i consumatori. L'esperienza di acquisto risulterebbe inoltre peggiorata dalla massiccia presenza di annunci pubblicitari nei risultati di ricerca proposti ai clienti.
La causa intentata dalla FTC non è certo una sorpresa, visto che l'avvio di prime indagini fu annunciato già nel 2019. Amazon, naturalmente, respinge tutte le accuse e promette battaglia.
A sostenere le tesi dell'accusa sarà Lina Khan, nominata da Joe Biden presidente della FTC nel 2021 e balzata agli onori della cronaca nel 2017 quando, da studentessa di giurisprudenza all'università Yale, pubblicò una tesi sull'inadeguatezza delle leggi antitrust americane, considerate incapaci di contrastare il potere di Amazon su clienti, fornitori e concorrenti.
Oltre a quella intentata dalla FTC, Amazon, presso lo stesso tribunale federale di Washington, sta affrontando anche altre cause che riguardano violazioni al regolamento sulla concorrenza, intentategli dai consumatori, anche collettivamente, che in alcuni casi rispecchiano le stesse accuse avanzate dalla FTC.