Lo spirito con cui si procrea è cambiato nel giro di pochi decenni: da che si offrivano braccia per l’agricoltura e carne da cannone, ora si mettono al mondo fantolini ad uso e consumo di se stessi, in nome dell’ortogonia sociale che prevede il movimento da un canto di benessere ed edonismo a un altro ancor migliore, secondo miraggio s’intende, e gli ultimi mesi hanno dimostrato quanto fatua e priva di respiro fosse tale visione.

Tuttavia il nuovo modello è piaciuto un po’ a tutti, dai boomer alle generazioni X e Matrix, ai bimbiminkia, ai millennial (ignoriamo se nel frattempo qualcuno abbia conservato la voglia di generare).

Ovunque si vogliano collocare i nati più o meno tra fine secolo e inizio nuovo, essi sono oggetti misteriosissimi anche per i loro stessi genitori, a propria volta spesso ex giovani evoluti senza, in teoria, alcuna carenza cognitiva in merito ai moderni teoremi di vita, le nuove ambizioni, e l’assenza di remore etiche. O davvero, l’assetto mamma/papà ti trasforma al punto in cui non ricordi più com’eri e tenti inutilmente di tirare la cavezza; o forse non dici ciò che potrebbe svelare il difetto di fabbricazione. Né risulta facile acquisire notizie dagli amici, in genere desiderosi solo di sfuggire ai guai e consigliati dall’avvocato di famiglia a dire il meno possibile; evasivi sono pure eventuali fratelli e cugini, spesso al corrente di comportamenti che condividono e preferiscono tenere per sé.

Igor Franchini è un ballerino quasi ventenne di belle speranze, che si muove tra il paese dove vive, Scauri, in provincia di Latina, e le location dove si esibisce, insegna danza e fa provini per emergere. E’ nato da una relazione della mamma, Margherita Salice, con un uomo che poi andrà per la sua strada,  e verrà affiliato, con nuovo cognome, dal marito di lei. Nasce il fratello Jonathan, finisce anche questa unione. Siamo al 24 gennaio 2009, un sabato sera. Igor, ragazzo popolare e pieno di amici, con una fidanzatina lascia e molla, divide un appartamento col suo maestro di ballo, anche se fa la spola tra altre situazioni; in particolare, viene fuori che attingeva dalla carta di credito del nonno e prendeva salate multe con l’auto a lui intestata, tanto che il parente aveva manifestato disappunto per questi comportamenti del nipote, ma a vent’anni, si sa…

Nel pomeriggio si registrano delle telefonate di Igor, che parla con sua madre e amici vari, per poi sottrarsi alla vista: verrà rinvenuto cadavere da un contadino, il 30 gennaio, avvolto in coperte in un campo, attinto da 43 coltellate, e un tentativo di rogo; quasi liquefatta dalle fiamme sarà ritrovata la sua Mini, in un altro sito isolato. Spiegare quanto è accaduto è, come sempre, complesso e si può riassumere, attraverso la documentazione scritta e filmata, come segue.

Il giovane conduce una vita turbolenta, né più nemmeno come tanti coetanei, e l’amata attività artistica non gli da certo di che vivere, pertanto pare che spacci; frequenta ambienti disparati, non esclusi alcuni soggetti campani con obbligo di firma, sotto processo come scissionisti della camorra (cui presta il computer) e altri giovanotti che condividono con lui la passione per il gioco a carte casalingo, da cui però scaturiscono fior di perdite. Non risulta chiaramente chi debba soldi a chi, ma si avvita un gioco perverso. Seguiranno ben sette processi, più un patteggiamento, che descriveranno uno scenario poco allegro.

Quel saturday night, Igor vuole farsi restituire del denaro prestato ad alcuni di questi personaggi, più o meno coetanei, e va a casa di uno di loro, dove ovviamente lo attende un’imboscata: soldi prestati o guadagnati al gioco = soldi perduti, a meno di non recuperarli con metodi malavitosi.

Alla fine i condannati per il materiale omicidio saranno due; uno per l’appunto patteggia, ma l’altro aveva ricevuto la grazia di un’assoluzione in appello. Non grato alla sorte, l’individuo si era dato alle rapine, tornando sotto i riflettori della giustizia, che questa volta lo inchioda.

Giulia Di Sabatino è una bella diciannovenne di Tortoreto, nel teramano, quando, il primo settembre 2015, il suo corpo precipita da un cavalcavia della A 14. All’inizio la procura tende ad archiviare come suicidio, mentre qualcuno accennerà anche a un gioco di ruolo come “Blue Whale”. E’ indubbio che le storie di giovani caduti da ogni dove stanno riempiendo la cronaca: vedasi, per esempio, Alessio Vinci, che viveva a Ventimiglia con l’ignaro nonno. Definito genio della matematica, Alessio viene trovato morto ai piedi di una gru a Parigi, nel gennaio 2019, dopo tortuosi percorsi e il ritrovamento di misteriosi messaggi tuttora al vaglio; e, poco dopo, Salvatore Cipolletti, studente del pisano che si sarebbe buttato da un balcone a Varsavia, durante una vacanza con amici.



La tenacia dei genitori di Giulia, Meri e Luciano, supportati dai media, farà tornare i magistrati sul caso, con esiti sconfortanti. Vero è che la ragazza non aveva alcun motivo apparente per suicidarsi; barista a tempo determinato, stava per raggiungere la sorella a Londra, per inseguire chissà quali sogni. Resta il fatto che, invece di festeggiare il compleanno che cadeva il giorno dopo, a cavallo di quella notte Giulia molla il lavoro anzitempo (di recente Meri ha ammesso di non aver compreso questa mossa della figlia), si abbiglia di tutto punto, ma lascia a casa borsa e cellulare  (inaudito per gente di quell’età) e si avvia a piedi al buio, inquadrata da una telecamera mentre cammina con passo sostenuto, prima di andare incontro al dramma.

A noi resta quello che abbiamo saputo e visto, in attesa degli sviluppi del processo prossimo venturo: una giovinetta che aveva già patito violenze da qualche “fidanzato” e si prestava a offrire sue immagini osé per denaro. Pare accertato che quella sera abbia avuto un rapporto sessuale con l’attuale indagato, forse tra i fruitori delle immagini.

Non ci resta che concludere con le parole di Kahlil Gibran: I vostri figli non sono figli vostri. Sono i figli e le figlie del desiderio che la vita ha di sé stessa. Essi non provengono da voi, ma attraverso di voi. E sebbene stiano con voi, non vi appartengono. Potete dar loro tutto il vostro amore, ma non i vostri pensieri. Perché essi hanno i propri pensieri. Potete offrire dimora ai loro corpi, ma non alle loro anime. Perché le loro anime abitano la casa del domani, che voi non potete visitare, neppure nei vostri sogni. Potete sforzarvi di essere simili a loro, ma non cercare di renderli simili a voi. Perché la vita non torna indietro e non si ferma a ieri. Voi siete gli archi dai quali i vostri figli, come frecce viventi, sono scoccati. L’Arciere vede il bersaglio sul percorso dell’infinito, e con la Sua forza vi piega affinché le Sue frecce vadano veloci e lontane. Lasciatevi piegare con gioia dalla mano dell’Arciere.
Poiché così come ama la freccia che scocca, così Egli ama anche l’arco che sta saldo.