La prima fase della pandemia, caratterizzata da un lockdown totale, è stata accettata da gran parte della popolazione, perché il coronavirus era una "novità" con cui doversi confrontare e perché, soprattutto, faceva abbastanza paura... dato che le conseguenze del contagio non erano ancora del tutto chiare e valutabili. 


La seconda fase della pandemia è invece stata caratterizzata  da un lockdown parziale, che ha rappresentato concretamente la fase di convivenza con il virus, in attesa di una vaccinazione di massa che possa innescare una sorta di immunità di gregge tale da rendere la Covid al pari di una comune influenza. 

Questa fase della pandemia non è stata accettata da una parte delle persone alla stessa maniera con cui era stata accettata la prima. La convivenza con il coronavirus ha creato nella gente una sorta di "immunità culturale", non certo biologica, al coronavirus. Pertanto, le preoccupazioni economiche hanno prevalso, in molti, sulle preoccupazioni sanitarie ed è aumentato il numero delle persone che chiedono minori restrizioni, più libertà di movimento più aperture, ecc. anche in base alla propaganda politica e alle esigenze elettorali delle opposizioni che, almeno in Italia, confondono gli interessi elettorali con quelli sanitari.


Adesso, in concomitanza del Natale e delle festività ad esso collegate, si prospetta una terza ondata. Ma se fino a poche ora fa tale eventualità era collegata esclusivamente alle feste di fine e inizio anno, ora è collegata anche alla mutazione del coronavirus che, come riscontrato nel sud del Regno Unito, rende il SARS-CoV-2 più contagioso rispetto a prima.

Dopo che l'Oms ha ufficializzato quella che prima poteva essere solo un'ipotesi, gran parte dei governi europei ha iniziato a prendere misure di sicurezza, iniziando dal blocco dei voli dalla Gran Bretagna in modo da arginare una nuova possibile fonte di contagio. 

Già solo il fatto che la nuova variante sia più "contagiosa", o se si preferisce abbia più probabilità della precedente nel diffondersi, è una notizia già di per sé pessima, perché ciò significa che gli ospedali in futuro potranno essere ancora più sotto pressione di quanto non lo siano adesso... con tutte le conseguenze del caso.

Già solo per questo fattore, che è dato per certo, il nuovo coronavirus è per forza di cose più letale di prima. 

Ma oltre a questo si aggiungono le altre possibilità, rappresentate dal fatto che la nuova variante possa anche essere più difficilmente aggredibile dai metodi di cura finora conosciuti, che potrebbero essere meno (o per nulla) efficaci rispetto a prima, e dai vaccini che anch'essi potrebbero finire per essere meno o per nulla efficaci rispetto ai test finora effettuati.

Naturalmente stiamo parlando di ipotesi, ma le preoccupazioni mostrate dai vari governi Ue in così poco tempo giustificano a pieno titolo tali considerazioni che devono essere comuni a molti, come dimostra l'andamento dei titoli dei vari mercati europei, lunedì abbondantemente in rosso proprio a causa della variante britannica del coronavirus.

Infine, non per fare allarmismi, ma per soddisfare le conseguenze logiche di quanto finora riassunto, c'è anche un'ulteriore possibilità legata alla variante inglese, rappresentata dal panico che si creerebbe nella società nel caso in cui il coronavirus mutato fosse non solo più contagioso, ma anche non più arginabile con cure e vaccini.

A quel punto vi sarebbe il rischio concreto che la paura del contagio finisca per creare il caos che inizierebbe con una progressiva carenza del personale addetto ai servizi essenziali che, per paura del contagio, comincerebbe a rifiutarsi di continuare a svolgere i propri compiti come in precedenza.

In questo momento, per fortuna, è un'ipotesi remota, ma da come i governi europei hanno immediatamente reagito alla ufficializzazione della contagiosità della variante britannica non è da escludere che non sia stata presa in considerazione.