Lunedì, il consigliere della sicurezza nazionale degli stati Uniti John Bolton ha minacciato sanzioni contro la Corte Penale Internazionale (CPI) dell'Aja, nel caso in cui avesse indagato su quanto fatto dagli Stati Uniti in Afghanistan.
Martedì, la CPI ha detto che "continuerà a fare il proprio lavoro, indifferente" alle minacce Usa, forte del fatto di essere un'istituzione indipendente e imparziale sostenuta da 123 paesi, e di agire "in conformità con quei principi e sulla base dello stato di diritto".
Perché la CPI vuole indagare sugli Stati Uniti? Lo ha spiegato il procuratore Fatou Bensouda, dichiarando che lo scorso anno sono state acquisite "prove ragionevoli per credere" che crimini di guerra e crimini contro l'umanità siano stati commessi in Afghanistan e che, per tale motivo, tutte le parti implicate sarebbero state indagate, inclusi membri delle forze armate statunitensi e la Central Intelligence Agency (CIA).
Gli Stati Uniti, al tempo, non ratificarono il trattato di Roma che istituì la Corte Penale Internazionale durante la presidenza di George W. Bush. In compenso, approvarono l'American Service-Members' Protection Act, altrimenti conosciuto come "Hague Invasion Act", con l'intenzione di proteggere funzionari e militari degli Stati Uniti da eventuali procedimenti penali istruiti contro di loro dalla CPI.
Bolton ha detto ieri che se fosse stata avviata un'indagine da parte della CPI, l'amministrazione Trump avrebbe preso in considerazione la possibilità di vietare ai giudici e ai pubblici ministeri della Corte Penale Internazionale di entrare negli Stati Uniti, di bloccarne i fondi negli Usa e di portarli davanti ai tribunali americani.