Lo scorso mese di maggio, Raf De Rycke, il superiore della congregazione dell'istituto religioso Fratelli della Carità, aveva dichiarato che sarebbe stato consentito ai medici che operano nei 15 ospedali psichiatrici presenti in Belgio, appartenenti all'ordine, di praticare l'eutanasia, aderendo così a quanto consente la legge in quel paese.

Raf De Rycke, in un comunicato, aveva giustificato la decisione sostenendo che l’eutanasia sarebbe stata effettuata solo in mancanza di "un trattamento alternativo ragionevole" e che ogni richiesta sarebbe stata esaminata con la "massima cautela".

Ma la Casa generale dei Fratelli della Carità ha sede a Roma e non a Bruxelles, così quando Rene Stockman, il superiore generale della congregazione, aveva appreso la notizia dichiarò che quella era la prima volta che "un'organizzazione cristiana affermava che l’eutanasia è una pratica medica ordinaria che cade sotto la libertà terapeutica del medico", bollando come sleale, scandaloso e inaccettabile tale principio.

Stockman aveva giustificato in parte ciò che era accaduto come conseguenza delle pressioni subite dall’Ordine riguardo all’eutanasia, aggiungendo però che ciò non voleva significare doversi arrendere e, al contempo, aveva invitato i vescovi belgi a prendere una posizione netta contro l'eutanasia, informando anche la Santa Sede di quanto era accaduto in modo che aprisse un’indagine sul caso.

L'indagine è stata avviata e, secondo quanto ha riportato Radio Vaticana, ha avuto anche una sua conclusione con l'ordine ai Fratelli della Carità, inviato da parte di Papa Francesco con il tramite del Dicastero vaticano per la Vita consacrata, di non praticare più l’eutanasia negli ospedali psichiatrici da loro gestiti. In caso di mancata adesione, saranno applicati severi provvedimenti canonici, fino alla scomunica.