Solo il bollettino della Sala stampa vaticana, classificandola come "delegazione di sindacalisti" nell'elenco delle udienze di sabato 15 giugno, ha parlato - seppur vagamente - dell'incontro concesso dal Papa ad una delegazione della Cgil, insieme all'associazione Elpis e all'Associazione Romana Studi e Solidarietà. Neppure i notiziari dell' informazione vaticana destinata al pubblico hanno dato risalto all'incontro.


Di che cosa si è trattato nell'udienza? La delegazione della Flai-Cgil (che si occupa del settore agro-alimentare), guidata dal segretario generale Maurizio Landini, insieme alle due associazioni, hanno riassunto al pontefice "le azioni di solidarietà che insieme hanno sviluppato nel corso del 2018, che hanno portato a donare all'elemosineria vaticana, tramite il Cardinal Konrad Krajewski, quattro tir di derrate alimentare da offrire ai bisognosi", secondo quanto riporta la Cgil.

Inoltre, Landini ha colto l'occasione per riassumere a Francesco le attività del sindacato in tema di solidarietà, tutela e promozione dei diritti del lavoro, accoglienza nei confronti dei migranti, aggiungendo l'intenzione di proseguire il rapporto di collaborazione con le due associazioni citate in precedenza "per incrementare la solidarietà nei confronti dei poveri, dei bisognosi e dei diseredati".

Nel corso dell'incontro, definito "amichevole e cordiale", in base a quanto riporta la Cgil, "si sono stigmatizzate le ideologie della paura e della divisione e condiviso il pericolo di derive autoritarie".


Il "colpo" deve essere stato forte per quel ministro che va in giro a sventolar vangeli, baciare crocifissi e raccomandarsi a santi e madonne, soprattutto perché la stampa amica - vedi Libero - ha reso noto quanto accaduto anche a quelli che sono i suoi sostenitori, dicendo che il Papa incontra Landini, ma si rifiuta di ricevere Salvini.

Colui che si ritiene difensore della civiltà cristiana e prima di lui quello che cura la sua eterna e giornaliera campagna mediatica hanno ritenuto necessario che tale smacco doveva ricevere una risposta, anche per non generare dubbi tra i suoi possibili elettori cattolici, specialmente in vista dell'ennesimo appuntamento elettorale che vede chiamati alle urne i cittadini di molti importanti comuni della Sardegna.

Il Papa, che secondo i sovranisti dovrebbe passare le sue giornate a benedirli perché si ergono a difensori della cristianità prodigandosi, tra l'altro, ad impedire che dei disgraziati vengano aiutati mentre sono in difficoltà anche se si trovino in pericolo di vita, invece non solo non riceve il suo principale rappresentante in Italia e in Europa, ma addirittura dà udienza ad un sindacalista rosso, parlando con lui di politiche a favore dei migranti, stigmatizzando le ideologie della paura e della divisione, pericolo di derive autoritarie".


Uno schiaffo mediatico che non poteva esser lasciato senza risposta. Ed ecco allora che sul muro dell'infamia che corrisponde alle pagine social del ministro Salvini, viene pubblicato un post in cui si riportano le parole di "San Giovanni Paolo II", indicato come Papa, tanto per dar modo ai non preparatissimi amici del ministro di ricordar loro l'ultimo incarico ricoperto da Karol Wojtyla, in contrapposizione a papa Francesco.

Così dopo il "Buona domenica amici", Matteo Salvini - o chi per lui - ha pubblicato un'immagine di Giovanni Paolo II, con una frase ripresa dall'esortazione apostolica "Ecclesia in Europa" del 28 giugno 2003:

"È responsabilità delle autorità pubbliche esercitare il controllo dei flussi migratori in considerazione delle esigenze del bene comune. L'accoglienza deve sempre realizzarsi nel rispetto delle leggi e quindi coniugarsi, quando necessario, con la ferma repressione degli abusi".

Secondo la propaganda del ministro dell'Interno, queste parole, decontestualizzate e prese da un testo molto più ampio, dovrebbero essere in contrapposizione con quelle dell'attuale papa, Francesco, che subito i suoi "amici", nei commenti al post hanno iniziato a definire, falso, eretico, ecc.

Inutile aggiungere altro. È ormai evidente che l'esaltazione ha contagiato la propaganda leghista fino al punto che l'arroganza ha oramai superato, e di molto, il livello della follia.