Durante le consultazioni con le varie forze politiche, in svolgimento alla Camera nella sala dei Busti, il presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte ha più volte nascosto la mano sotto il tavolo. Da buon meridionale, Conte ha pensato bene, e ripetutamente, di tutelarsi dagli auguri ricevuti dopo aver assunto l'incarico da Mattarella. In particolare, uno su tutti, lo ha indotto a non essere tranquillo... quello inviatogli da Matteo Renzi.

Il senatore semplice di Scandicci gli ha augurato buon lavoro. Non lo ha fatto direttamente, ma via Facebook, scrivendo il seguente post:

Un buon lavoro ovviamente polemico, per marcare le distanze con il "nemico" e per serrare le fila dei sottoposti che per convenienza ancora militano nel partito di sua esclusiva proprietà.

Ma il senatore semplice non ha ritenuto che questo augurio fosse sufficiente, così ha pubblicato un nuovo numero della sua "mitica" enews in cui annuncia "opposizione dura e rigorosa, ma civile. E rispettosa delle istituzioni, sempre. Adesso loro diventano il potere, loro diventano l’establishment, loro diventano la casta. Non hanno più alibi, non hanno più scuse, non hanno più nessuno cui dare la colpa. È finito il tempo delle urla: tocca governare. Ne saranno capaci? Auguri e in bocca al lupo a tutti noi."

Dopo aver fatto di tutto perché Lega e 5 Stelle si alleassero tra loro, il senatore semplice adesso se ne rammarica e quasi se ne spaventa, scrivendo un in bocca al lupo rivolto all'Italia.

Incoerente? Macché! Ad esserlo sono invece i nemici a 5 Stelle di cui elenca, ma solo come esempio, una serie di comportamenti contraddittori per dimostrare che li ha presi in castagna! E tra questi, oltre a Di Battista e Di Maio, include anche Travaglio, giornalista e non politico, colpevole di non avere opinioni che possano soddisfare la narrazione del Partito di Renzi e di parlare delle vicende giudiziare "de' i' su' babbo e della su' mamma"!

Ma Renzi, in preda ad una crisi da rosicamento isterico, se la prende anche con la Lega e con il centrodestra, ironizzando su promesse elettorali, alleanze e programmi.

Già... i programmi. Un elenco ironico dei desiderata della nuova maggioranza, messi a confronto con le sue riforme che hanno fatto ripartire l'Italia... anche se, a dire la verità, non proprio tutta. Ma questo il senatore semplice non lo ricorda e fa finta di non saperlo. Non ricorda quando diceva che nessuno sarebbe rimasto indietro e fa finta di non sapere che il numero di persone che adesso sono considerate povere, grazie a lui e a Gentiloni, è aumentato vertiginosamente.

Ancora è convinto, il senatore semplice, ma a questo punto dovremmo dire sempliciotto e smemorato (anche se è possibile che sia solo bugiardo oltre l'inimmaginabile), di aver ben governato dal 2014 in poi e che non è stato votato perché non è riuscito a spiegare, a chi si è recato alle urne, tutto il bene che ha fatto agli italiani. E tanto è convinto di questa tesi, che evita come la peste qualsiasi discussione nel suo partito per analizzare la sconfitta del 4 marzo... quando sono già trascorsi ormai quasi 3 mesi da quell'appuntamento.