I due Matteo non hanno ancora comunicato al mondo ciò che insieme al loro mentore, Denis Verdini, hanno deciso in merito ai nomi da proporre per l'elezione del nuovo capo dello Stato.

Meloni gioca un ruolo non di primo piano in attesa che arrivino proposte dagli altri partiti, anche se la sua speranza, neppure tanto segreta, è che venga eletto Mario Draghi... il che costituirebbe la quasi certezza di un ricorso alle urne in tempi brevi.

Anche nell'altro campo, nonostante le numerose riunioni (una è in corso in queste ore) tra Letta, Speranza e Conte non è ancora emerso, almeno ufficialmente, il nome o una rosa di nomi da proporre ai grandi elettori, che a partire da lunedì si riuniranno alla Camera per il voto.

E a proposito di grandi elettori, ieri ne è venuto a mancare uno nello schieramento di Forza Italia per la morte del deputato campano Antonio Fasano. Per questo il loro numero diminuisce a 1008 e per i primi tre scrutini, salvo novità, il quorum di due terzi richiesto per eleggere il presidente del Repubblica scende così da 673 a quota 672. Resta invece invariato quello a partire dal quarto scrutinio, con la maggioranza assoluta che rimane a quota 505. 

I nomi finora circolati? A parte l'autocandidatura di Berlusconi, quelli di Mattarella per un secondo mandato, Draghi, Casini, Riccardi, Belloni (ex Farnesina voluta da Draghi a capo dei servizi segreti)... nessuno di loro, comunque, sembra avere delle possibilità nelle prime tre votazioni.

L'elezione del presidente della Repubblica viene interpretata come evento epocale, dal punto di vista politico, a causa del ruolo sempre più attivo svolto soprattutto da Napolitano e in parte da Mattarella.

Sia Napolitano che Mattarella, infatti, hanno messo in carica dei governi che non avevano alcuna rappresentanza nel Paese consentendo loro di atturae un programma che nessun elettore aveva approvato... con il complice supporto di partiti che da tempo rappresentano se stessi e non certo gli interessi di chi li ha votati. Napolitano, poi, tra un mandato e l'altro si inventò di riunire in conclave dei presunti esperti che avrebbero dovuto indicare ad un Parlamento appena eletto le riforme che avrebbe dovuto approvare. Mattarella, invece, nei suoi sette anni ha sempre approvato tutto quello che gli veniva proposto, anche quando l'incostituzionalità di alcuni provvedimenti era evidente persino ad un bambino, come ad esempio la prima legge elettorale proposta dal governo Renzi.

Per questo, i partiti vogliono insediare al Colle una persona che dia loro garanzie... in base allo schieramento di appartenenza, salvo poi sentire i loro rappresentanti dichiarare in pubblico che chi sarà  eletto dovrà rappresentare l'Italia e garantire il dettato della Costituzione. Figuriamoci...

Chi sarà il nuovo capo dello Stato non è possibile saperlo, ma quel che è certo fin d'ora è che dovrà rappresentare gli interessi dei partiti e non certo quello degli italiani, che dai partiti non sono più rappresentati ormai da tempo.

Il mercato è appena iniziato.


Crediti immagine: Camera dei deputati