Martedì 7 Gennaio 2025. La chiamata è arrivata: «Per tutti i camerati caduti. Esserci è un dovere».
Un post su Facebook, centinaia di condivisioni e una frase che suona come un richiamo: «Per tutti i camerati caduti. Esserci è un dovere». L’associazione Acca Larenzia rinnova, anche quest’anno, l’invito alla commemorazione della tragica notte del 7 gennaio 1978, quando Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni, giovani militanti del Fronte della Gioventù, persero la vita in circostanze che ancora oggi infiammano l’opinione pubblica.
Le strade del quartiere Tuscolano di Roma si preparano ad accogliere un evento che non è solo un tributo alla memoria, ma una ferita aperta nella storia recente del Paese. Ogni anno, la commemorazione di Acca Larenzia si trasforma in un terreno di scontro tra chi considera la manifestazione un doveroso omaggio ai morti e chi la vede come una pericolosa apologia del fascismo.
Il governo Meloni sotto pressione.
La tensione anche quest’anno è particolarmente alta. Alla guida del Paese c’è un governo di destra, e dalla sinistra arriva la richiesta di un intervento deciso: vietare la manifestazione. Una posizione ribadita con forza da esponenti del Partito Democratico e da alcune forze di sinistra radicale, che accusano l’esecutivo di legittimare il neofascismo non intervenendo contro un evento che, a loro avviso, travalica i confini del ricordo per sfociare nella provocazione politica.
Tuttavia, il governo difende la scelta di non vietare la commemorazione, appellandosi al diritto di manifestazione e sottolineando come la libertà di espressione debba essere garantita anche quando il messaggio è divisivo. Acca Larenzia è un episodio tragico, ma parte della nostra storia e il compito della politica non è cancellare il passato, ma comprenderlo.
Un paradosso lungo ottant’anni.
La polemica solleva però una domanda scomoda: perché la sinistra, durante i suoi lunghi anni al governo, non ha mai preso provvedimenti per vietare l’associazione Acca Larenzia o limitare le commemorazioni?
Una contraddizione che alcuni analisti vedono come un segnale di una più ampia difficoltà della sinistra nell’affrontare il tema della memoria condivisa.
Da un lato, la sinistra ha sempre condannato con fermezza gli episodi di violenza politica legati all’estrema destra, ma dall’altro non ha mai promosso iniziative legislative concrete per sciogliere associazioni o impedire manifestazioni di questo tipo. Il rischio, per alcuni, era di alimentare ulteriormente il mito della persecuzione che tanto ha rafforzato alcune narrazioni nostalgiche. Vietare Acca Larenzia avrebbe probabilmente creato più problemi di quanti ne avrebbe risolti, trasformando una commemorazione di nicchia in un caso politico nazionale.
La memoria tra politica e identità.
Acca Larenzia è più di un semplice ricordo: è un simbolo. Per la destra italiana, rappresenta il sacrificio di giovani vittime dell’odio politico. Per la sinistra, è una pericolosa celebrazione di un passato che non dovrebbe avere spazio nella democrazia moderna. Questo dualismo riflette la difficoltà, ancora irrisolta, di costruire una memoria condivisa nel Paese.
Mentre le strade si riempiono di candele, cori e presenze silenziose, il Paese si interroga sul significato di questo appuntamento. È un dovere di memoria o una provocazione politica? E, soprattutto, come può l’Italia trovare un equilibrio tra il rispetto per i morti e la necessità di non alimentare nuove divisioni?
Quello che è certo è che Acca Larenzia, a distanza di quasi ottant’anni, continua a dividere il Paese, mostrando quanto il passato possa ancora influenzare il presente.