Da qualche giorno è stata fatta circolare sui social, perché dire sul web adesso non va più di moda, la foto di un maiale che grufolava, invece che nel trogolo come prassi vorrebbe, tra i rifiuti sparsi nei pressi di un paio di cassonetti di Roma.

E poverino, se era un maiale di città che cosa doveva fare? Ma il problema non è il maiale, ma il fatto che siano stati i rifiuti non raccolti ad averlo attirato alla scoperta di chi sa quale delizia.

Che cosa doveva dimostrare la foto? Il degrado di Roma. E dato che in Italia il livello dei politici e della politica non è, diciamo così, altissimo... la foto è diventata una prova dei presunti tanti disastri della Capitale da cui dovremmo essere convinti che i 5 Stelle non sanno governare.

Di questi tempi, dove la confezione è più importante del contenuto, anche il maiale merita il suo momento di gloria. Quindi diamogli un nome e una famiglia.

Al nome ci ha pensato Gene Gnocchi, nella sua "copertina" alla trasmissione Di Martedì di Giovanni Floris, dicendo che è un maiale femmina (equivalente a maiala o scrofa che dir si voglia) e si chiama Claretta Petacci.

Inutile elencare per quantità e qualità gli insulti, sempre via social naturalmente, che gli sono piovuti dopo tale uscita, a dire il vero dettata in base a non si sa bene quale motivo o necessità comica. Ma tant'è...

Per quanto riguarda l'origine, è invece intervenuta la stessa Virginia Raggi, nel corso di una conferenza stampa in Campidoglio: «Mi dispiace che la campagna elettorale abbia spinto Giorgia Meloni a rilanciare le immagini di un maiale. La politica dovrebbe essere altro... ma tant'è.

Abbiamo scoperto che questo [il maiale] è di proprietà di un membro della famiglia Casamonica, che ha ammesso, con la polizia locale, di averne perso il controllo. Lascio a voi le considerazioni sul tema.»

Inutile chiedere se quanto detto dalla Raggi corrisponda o meno al vero. Quel che conta è che, adesso, tutti possono star tranquilli. Del maiale conosciamo il genere, il nome e la famiglia.

Riguardo la politica, invece, tutte le considerazioni al riguardo che possono venire in mente - non certo positive - rimangono vive come sempre... come prima, più di prima.