Le due polarità attorno alle quali, secondo Camus, ruota la ricerca d’Agostino sono il rapporto tra male, libertà e grazia da un lato e le verità rivelate dell’Incarnazione e della Trinità dall’altro. Il risultato di quest’impegno è una cristianizzazione dell’ellenismo decadente, più che una ellenizzazione del cristianesimo primitivo. Ed anche se il Camus più noto e consacrato da grandi successi letterari appare ormai lontano da quest’impianto, nel quale peraltro ha sempre ravvisato un equilibrio instabile e conflittuale di libertà e grazia, tutta la sua produzione successiva sarà costantemente dominata dalla domanda assillante intorno al senso della vita e dalla rivolta di fronte all’enigma inaccettabile del male: siamo ancora dinanzi, probabilmente, all’eredità di Agostino, un’eredità tanto più scomoda, quanto più depauperata delle sue risposte originarie.

Incarnazione pur essendo evidentemente un concetto centrale nella sua comprensione del mistero salvifico di Cristo, Agostino non parla d’Incarnazione del Verbo di Dio con frequenza: il nome appare soltanto 91 volte nel corpus della sua opera. Egli sembra usare il termine, incarnazione ’’ in senso piuttosto ristretto come l’atto con cui un essere spirituale comincia a vivere in unione con un corpo; così, in due lettere a partire dal 415, parla di “incarnazione’’ dell’anima umana. Con riferimento all’Incarnazione del Verbo, in generale sembra indicare non tanto il permanente, composito stato dell’esistenza di Cristo, nel senso di una singola persona al tempo stesso divina e umana, quanto l’evento della venuta del Verbo nella vita di questo mondo attraverso il suo concepimento e soprattutto la sua nascita da una vergine. [1]

Agostino non mancava il senso della storia, ma non è un’accusa avvenuta quella che sostiene il non eccessivo rilievo che assume l’economia della salvezza nella speculazione trinitaria. Di conseguenza, si può ammettere che il timore del moralismo sempre incombente e la volontà di eliminare alla radice ogni rischio di subordinazionismo, siano alcuni dei motivi di carattere storico che hanno guidato la preoccupazione di Agostino nel comporre l’opera. Tuttavia tali motivi non sono sufficienti ad orientare in questa direzione l’indirizzo teologico del De Trinitate. Esso sarebbe, piuttosto, il risultato maturo di una previa concezione della Trinità che l’Ipponate avrebbe desunto dall’accostamento della Trinità cristiana con quella neoplatonica[2] e più specificamente plotiniana, prima ancora di comprendere il significato dell’Incarnazione.[3] L’idea della Salvezza -salus, sant’Agostino spiega con la parola Tre. Tuttavia in questa storia, non ci sono dubbi su quale sarebbe stata la fonte di salvezza - la salus del battesimo cattolico.[4]  Teniamo presente che la riflessione proposta ha il suo riferimento centrale nel pensiero trinitario dell’Incarnazione in carattere salvifico per l’uomo.

La comprensione di questo oggetto, però, richiede un’attenzione particolare che si rivolga a considerare una serie di questioni tipo, sulle medesime parole di Giovanni: “in principio era il Verbo”, “il Cristo Mediatore al Padre”, “la differenza tra l’Incarnazione e le altre missioni”, la domanda “perché il Verbo si è incarnato?”, “l'Incarnazione come esempio di umiltà”, previe che possono chiarire la soteriologia agostiniana.  Scopo di questo lavoro è dunque questo: tracciare le linee generali di tale orizzonte e collocare in esso l’aspetto specifico della riflessione dell’Ipponate sul mistero dell’Incarnazione in carattere salvifico per l’uomo, analizzando e presentando alcuni criteri di lettura del pensiero di sant’Agostino. ’’

sac. dott. Gregorio Lydek - ks. prof. dr Grzegorz Łydek

 

[1] ALLAN FITZGERALD, Agostino dizionario enciclopedico, Città Nuova Editrice, Roma 2007, p. 827. 
[2] Neo-platonismo è un'interpretazione rinnovata e religiosa della filosofia di Platone (427-347 a.C.) che fiorì dal III al VI secolo d.C. Plotino (205-270) fu il rappresentante più importante di questo movimento. Altri esponenti furono Porfirio (circa 232 - circa 303), Giamblico (circa 250-330) e Proclo (410-485). Plotino parlava dell'anima, o psyché, della mente o noùs, e dell'Uno o hèn dal quale è venuto il mondo della materia attraverso un sistema di emanazioni. Dietro e al di là di ogni esperienza, c'è l'Uno dal quale veniamo e al quale ritorneremo attraverso la purificazione, la conoscenza e l'amore. Profondamente mistico, il neo-platonismo è stato spesso interpretato come panteistico. Ha esercitato un influsso notevole su sant'Agostino di Ippona (354-430) e su altri Padri della Chiesa.
[3]Cf. PIERLUIGI SGUAZZARDO, Sant’Agostino e la teologia trinitaria del XX secolo, Città Nuova, Roma  2006, p. 172.
[4] Cf. PETER BROWN, Religione e società nell’età di sant’Agostino, Giulio Einaudi editore, Torino 1975, p. 271.