George Floyd, il 46enne afroamericano ucciso ormai due settimane fa a Minneapolis, sarà sepolto questo martedì a Houston: riposerà accanto a sua madre. Sarà una cerimonia privata, dopo l'ultimo omaggio che gli è stato tributato ieri, sempre a Houston, con una commemorazione che ha visto la partecipazione di circa 6mila persone.
Con la sepoltura di Floyd, i temi sollevati dai manifestanti nelle proteste degli scorsi giorni in molte città americane dalla strada si trasferiranno al Congresso dove cercheranno di trovare finalmente attuazione.
La morte di Floyd, che è diventata simbolo di una questione razziale che è irrisolta non solo negli Stati Uniti ma anche nel resto del mondo (come hanno dimostrato le proteste in Australia, Inghilterra, Francia, Italia, ecc.), è da adesso una questione politica che inciderà sulle prossime presidenziali Usa del 2020.
E Biden, che deve la sua candidatura soprattutto agli afroamericani, ieri è andato, in forma privata, ad incontrare i familiari di Floyd a Houston per far loro le condoglianze.
Una visita il cui contenuto è stato reso pubblico dallo stesso Biden in una intervista alla CBS, in cui ha definito la morte di George Floyd "uno dei grandi punti di svolta nella storia americana" in termini di libertà e diritti civili.
Visita che i familiari hanno poi commentato favorevolmente e che è stata testimoniata da una foto via social pubblicata sul proprio account dal reverendo (e attivista) Al Sharpton...
Pictured after meeting with the family of #GeorgejoFloyd & @joebiden. Congressman Cedric Richmond, presidential candidate Joe Biden, Attorney Ben Crump and Roger Floyd, George Floyd’s uncle. pic.twitter.com/IksRq9RHIb
— Reverend Al Sharpton (@TheRevAl) June 8, 2020
La morte di Floyd ha aumentato i problemi di Donald Trump, la cui credibilità era stata già ampiamente messa in discussione dal modo in cui ha gestito e sta gestendo l'emergenza Covid negli Stati Uniti, dove il contagio non accenna a diminuire.
Per Trump, la morte di Floyd è imbarazzante perché svela quanto sia ancora enorme il contrasto razziale nella società americana e perché finisce anche per essere un implicito atto di accusa nei confronti dell'ideologia dei cosiddetti "suprematisti", che costituiscono una parte importante della sua base elettorale e a cui il presidente Usa ha più volte strizzato l'occhio, nonostante siano, di fatto, degli esaltati nazifascisti.
Per questo Trump, dopo aver liquidato la vicenda Floyd come non paradigmatica di un problema ma come una casualità dovuta a poche mele marce, ha voluto ieri ribadire il suo sostegno alla polizia, nonostante due settimane di manifestazioni ne abbiano denunciato le brutalità... soprattutto nei confronti delle persone di colore.
In un incontro alla Casa Bianca, Trump e Pence hanno espresso il loro sostegno ed il loro supporto ai poliziotti, in nome del motto LAW & ORDER, tanto che il presidente Usa era persino disposto ad avviare una guerra civile, schierando l'esercito per strada.
Pertanto, non c'è da stupirsi che oggi Trump, oramai in pieno delirio, abbia pubblicato il seguente tweet...
Buffalo protester shoved by Police could be an ANTIFA provocateur. 75 year old Martin Gugino was pushed away after appearing to scan police communications in order to black out the equipment. @OANN I watched, he fell harder than was pushed. Was aiming scanner. Could be a set up?
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) June 9, 2020